Sinodo – Il cammino nelle nostre parrocchie

Dopo aver dato voce alle parrocchie del Levante nell’articolo del 15 maggio, spostiamo l’attenzione verso Ponente alle comunità che hanno concluso la consultazione prevista per la fase iniziale diocesana del Sinodo. Anche a loro poniamo le stesse domande: La consultazione sinodale quale impressione ha lasciato nei partecipanti? C’è un tema che più di altri ha richiamato l’attenzione? Due anni di pandemia hanno bruscamente interrotto le occasioni di incontro. La parrocchia di San Vincenzo Ferreri in Alassio, ha coinvolto 40 persone nella consultazione sinodale, organizzate in piccoli gruppi che si sono dati appuntamento al termine della messa domenicale o in altri momenti della settimana, preoccupandosi di mantenere preferibilmente un clima accogliente e gioviale. “È stata una bella esperienza, vissuta dalla comunità in modo positivo. Dopo aver attraversato momenti bui e aver sentito la mancanza della comunità, della fraternità che si crea con famiglie raccolte intorno all’Eucaristia”. Per i partecipanti è stato significativo e fondamentale sentirsi compagni di viaggio, resi davvero tali dal Compagno di viaggio per eccellenza: “Riconoscere, al centro, la presenza di Gesù ha reso possibile un dialogo aperto con tutti, nessuno è stato allontanato, e ci siamo resi conto che, per ottenere questo risultato, a volte basta davvero poco”. “Alla fine, è emersa la necessità di trovare insieme il modo di affrontare un cammino di comunità capace di coinvolgere anche quelle persone che sono considerate lontane. Cosa proporre a chi ha scelto la convivenza, o ha divorziato? Come dare voce alle persone più “silenziose”, che si mettono meno in gioco o fai fatica ad avvicinare? Come fare tesoro dell’esperienza di vita degli anziani? Come comprendere o ripensare le guide della comunità cristiana perché svolgano a pieno il loro ruolo?”. Provare a raggiungere il maggior numero di persone e coinvolgerle in una riflessione comune è stato l’obiettivo della parrocchia di Sant’Ambrogio in Alassio. A tutti è stato rivolto l’invito a rispondere al questionario: “Siamo rimasti sorpresi in modo positivo per aver ricevuto 25 questionari compilati da persone residenti in parrocchia, ma che non frequentano regolarmente. Dalle risposte è emerso il loro dispiacere per una chiesa che ai loro occhi pare chiusa in se stessa, riservata a pochi privilegiati, dalla quale non si sentono accolti, per non dire si sentono esclusi”. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è dato pertanto l’obiettivo di far si che la comunità “passi dall’immagine dell’arcipelago a quella del mosaico. L’esperienza è servita ad avviare il dialogo con tutti e a sentirsi maggiormente una comunità”. Nella parrocchia di san Bartolomeo Apostolo in San Bartolomeo al Mare il piccolo gruppo di partecipanti ha “preso coscienza della necessità di avviare una specie di rivoluzione: non si può sempre aspettare che le decisioni siano prese da altri e vengano comunicate dall’alto”, è necessario entrare nell’ottica della corresponsabilità. “Abbiamo dovuto registrare la presenza di una mentalità chiusa e scarso orizzonte diocesano. Non è di aiuto l’abitudine a delegare tutto al parroco e aspettare solo da lui soluzioni ai problemi. Vedere oggi un gruppo di laici che si confrontano, discutono, cercano insieme soluzioni ai problemi e si assumono alcune responsabilità è stato per molti di noi strano ed entusiasmante”. Alcune osservazioni sono state fatte in merito alle domande proposte a livello nazionale: “Non è adatto per una piccola realtà; per questo ci si è concentrati solo sulle prime domande”. È prevalsa un’immagine: “La Chiesa come piazza, piuttosto che stanza con le porte aperte. In piazza ti trovi a passare, anche per caso, vedi, ti fermi e poi forse se ti piace torni”. Anche i genitori dei ragazzi del catechismo hanno detto la loro: “Oggi il tempo è poco. La domenica è rimasto l’unico giorno per stare in famiglia. Forse andrebbero cambiati gli orari e distribuite meglio le forze in diocesi a servizio delle comunità”.

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