Nella mattinata di mercoledì 11 settembre, primo giorno della “due giorni del clero” è intervenuto il Vicario generale della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, monsignor Luca Caprini. La sua presenza è servita per approfondire ulteriormente il tema del piano pastorale del 2019-2020.
La considerazione è partita prendendo spunto dal numero 96 della «Evangelii gaudium», sul fatto che i piani pastorali e le tante attività che spesso vengono proposti differiscono da quello che è il vissuto concreto del popolo di Dio e quindi di evitare di cadere in tale paradosso. La scelta dello stile familiare e gioioso dell’evangelizzazione è una scelta teologica e strategica: è il saper vivere la chiesa domestica. Tutta la pastorale dovrebbe essere impostata come se vivessimo in famiglia. Ciò non vuol dire fare una pastorale settoriale ma semplicemente armonizzata con tale tema. Si tratta di impostare la parrocchia come se fosse una famiglia quindi è necessario rinnovare i comportamenti, imprimere uno stile giovane, che accompagna coloro che entrano nelle nostre chiese. La domanda di don Caprini è se stiamo incarnando questo stile, se ad esempio le nostre celebrazioni sono coinvolgenti, quali criteri sono alla base delle nostre attività? Bisogna perdere di vista i numeri ma fare, è Dio che agisce e lavora con i suoi tempi e non i nostri. Già nel 2014, durante l’incontro pastorale della diocesi di Roma, papa Francesco aveva parlato di “un popolo che genera i suoi figli, comunità e famiglia”. Sottolineava come noi siamo orfani di tenerezza, di relazioni. La gente entrando nelle nostre chiese può dire, son a casa mia? Don Luca ricorda come bisogna saper accogliere con tenerezza tutti, guardare al futuro con speranza senza tanti vittimismi pastorali. Le nostre parrocchie devono avere le “porte” sempre aperte e per fare ciò, è necessario esplorare nuove vie. Ma per farlo è necessaria la fantasia del pastore e della comunità. Convertirsi continuamente anche culturalmente. La creatività pastorale non è l’estrosità che ha volte fa delle cose orribili. Ci dobbiamo porre innanzitutto tre domande. Perché essere creativi? Perché ci permette di essere fedeli al mandato di Gesù in un mondo che cambia rapidamente e di non diventare rigidi, dicendo, si è sempre fatto così. Bisogna riconoscere e interpretare i segni della presenza di Dio per restare “giovani”. Sbagliare ma provarci; aver il coraggio di potare ciò che non funziona più. Seconda domanda che dobbiamo farci è, quando una pastorale è creativa? Quando è nuova e utile, originale ed utile. Originale nel senso che torna alle origini volute da Gesù. Quando incarna il senso del “vino nuovo in otri nuovi”. Terza domanda, come avviare processi creativi? Esistono due creatività, quella programmatica (il semplice aggiungere cose su cose) e quella paradigmatica (avere nuovi criteri a lungo termine). Il discorso di Caprini si è concluso con la considerazione che è necessario dare tempo al tempo, i nostri ritmi non sono quelli di Dio. Si è creativi in ambienti dove si può sbagliare! L’ambito della creatività pastorale è un luogo dove facilmente si può entrare in conflitto perché le divergenze e vedute a volte sono molto distanti. Bisogna avere il coraggio di potare ciò che non è più utile e secondo il sogno di Dio. Nella seconda mattinata, il giovedì, l’intervento principale è stato quello del vescovo Borghetti, che innanzi tutto ha ricordato che lo stile familiare, che non è semplicemente una “strategia” ma è una scelta teologica che ricalca lo stile trinitario. La Chiesa non insegue la storia ma concretizza l’agire di Dio nell’oggi, con gli uomini che ha davanti, restando sempre fedele al suo mandato. Quindi è necessaria una riforma del cuore, per pastori e comunità, perché spesso lo stile gioioso non c’è. Il Vescovo ha ricordato e donato a tutti i sacerdoti la lettera scritta dal Papa in occasione della festa del santo Curato d’Ars; uno scritto che contiene parole e indicazioni sul modo di essere ed evangelizzare. Monsignor Borghetti ha concluso il suo intervento, facendo presente che presto si riunirà la commissione che deciderà sulla visita pastorale che inizierà nell’ottobre del 2020. Un momento non di controllo ma di vita vissuta ai fedeli delle comunità sparse nel territorio diocesano.