Omelia del Vescovo per l’ordinazione presbiterale di don Dario e don Marcello

 

1. Carissimi fratelli, è un giorno importante per la Nostra Chiesa Diocesana: due giovani diaconi del nostro Seminario sono consacrati sacerdoti, presbiteri per la Chiesa, presbiteri per questa Chiesa a gloria di Dio e per la salvezza di ogni uomo. Lo saranno nella cornice di un sabato qualunque, un sabato che pur sempre rimane nella Chiesa ‘memoria antica e discreta’ (cfr B.Paolo VI, Marialis cultus: ‘memoria di Santa Maria in sabato’ ) della presenza di Maria nel tessuto della vita quotidiana e del suo snodarsi attraverso settimane e mesi ed anni. Maria è la dolce e discreta compagna nel viaggio quotidiano verso la casa del Padre. A Subiaco c’è un affresco in cui Gesù Cristo con un unico abbraccio, stringe a sé teneramente Maria e la Chiesa; vi invito, cari Dario e Marcello, a fare altrettanto oggi e sempre nella vostra vita. Questo giorno lo avete atteso con fede e trepidazione: è arrivato e la nostra Chiesa gioisce; le nascite sono apportatrici di gioia, quando una vita nuova si affaccia al mondo c’è allegria e gratitudine; oggi la Chiesa Madre partorisce sacramentalmente, nella potenza dello Spirito Santo, due nuovi segni- persona di Cristo Capo, Servo, Buon pastore e Sposo della sua Chiesa. Vi consegno tre pensieri con sobrietà, ma con tanto amore e passione ecclesiale; metteteli nella bisaccia per il vostro cammino sacerdotale, ricordateli negli anniversari che si succederanno numerosi e…rapidi. Non tanto perché sono ‘genialate’ omiletiche, ma per il solo fatto che lo Spirito Santo mi suggerisce di dirveli oggi alla luce della Parola di Dio che abbiamo scelto! Hodie, il giorno della vostra consacrazione sacerdotale, il giorno della configurazione più piena a Cristo Capo, Pastore e Servo per aiutarlo per tutta la vostra vita in fedeltà nel suo “lavoro di Salvatore” (B.Charles de Foucauld). 2. Non puoi farcela da solo! (Es 18,19). Già, proprio così carissimi Dario e Marcello. Da soli non potete farcela! Se vorrete tentare finirete per crollare. Anche Mosè iniziò così pensando di farcela, ma la sua umiltà e mitezza lo portarono ad accogliere il buon consiglio del suocero. “Il ministero ordinato, in forza della sua stessa natura, può essere adempiuto solo in quanto il presbitero è unito con Cristo mediante l’inserimento sacramentale nell’ordine presbiterale e quindi in quanto è nella comunione gerarchica con il proprio vescovo. Il ministero ordinato ha una radicale “forma comunitaria” e può essere assolto solo come “un’opera collettiva”” (San Giovanni Paolo II Pastores dabo vobis 17). Il ministero è opera comunitaria, non un ‘a solo’ virtuosistico di singoli preti. “Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, senza unire le proprie forze a quelle degli altri presbiteri, sotto la guida di coloro che governano la chiesa!” (CEI, La formazione permanente dei presbiteri nelle nostre Chiese particolari, n. 21). Il prete è relazionato e innestato a Cristo e alla Chiesa e nella Chiesa al Vescovo e a tutti coloro che appartengono all’ordine dei presbiteri – ordo  presbyterorum – in una fraternità sacramentale che precede e supera quella del sangue e quella della amicizia. Siamo l’uno nell’altro, l’uno con l’altro, l’uno per l’altro. Una fraternità indissolubile che sola permette, se vissuta, di vivere in stato di missione permanente. Dalla communio la missio. Testimoni di Cristo Pastore e suoi cooperatori per la gloria di Dio ed il bene integrale dell’uomo. Pensate quindi alla vostra vita e al vostro ministero dentro un presbiterio, a servizio della comunità intera. “Tutti i presbiteri costituiti nell’ordine del presbiterato mediante l’ordinazione, sono uniti tra loro da un’intima fraternità sacramentale; ma in modo speciale essi formano un unico presbiterio nella diocesi al cui servizio sono assegnati sotto il proprio Vescovo… Pertanto, ciascuno è unito agli altri membri del presbiterio da particolari vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità…” (PO 8). Abbiate sempre coscienza e consapevolezza di questa soprannaturale realtà che ci permetterà insieme di costruire come pietre vive la Santa Chiesa di Dio che è in Albenga-Imperia. 3. Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia (2 Cor 1,22) Il prete non è un ‘maestrino saputello’ ne’ un caporione, il prete è servo e collaboratore della gioia di ognuno. Brutta storia quella di preti rigidi e compassati che non testimoniano la gioia del Vangelo. Il Vangelo nè intimorisce nè incupisce: la Dottrina, la Via, è gioia e libertà interiore, la Verità ci fa liberi e gioiosi! (cfr Gv 8,32). Siate e formate cristiani gioiosi e liberi, nella grazia dello Spirito Santo aiutateli a gustare l’intimità con Cristo Gesù aprendovi con entusiasmo ai sentieri della grazia seminati nei solchi dell’umano. Papa Francesco ci ricorda che “questo “servizio della gioia non può che radicarsi nel dialogo con il Padre nel Figlio nella grazia dello Spirito, in una parola nella preghiera assidua e innamorata (cfr Francesco, Discorso alla 36° Congregazione generale della Compagnia di Gesù, 24/10/2016). 4. Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene? (Gv 21,17)  Per pascere il gregge occorre un di più d’amore . Sant’Agostino parla del ministero sacerdotale come “amoris officium”, compito e dovere di amore: “sit amoris officium pascere dominicum gregem”, sia compito e dovere di amore pascere il gregge del Signore (In Iohannis Evangelium Tractatus 123,5). “Il sacerdote che accoglie la vocazione al ministero è in grado di fare di questo una scelta di amore, per cui la Chiesa e le anime diventano il suo interesse principale e, con tale spiritualità concreta, diventa capace di amare la Chièsa universale e quella porzione di essa che gli è affidata, con tutto lo slancio di uno sposo verso la sposa” (San Giovanni Paolo II, Discorso ai sacerdoti del 4 novembre 1980). Allargate i vostri cuori, allargate gli spazi della carità (Sant’Agostino, In Io. Ep. Tr 1,12 13), nessuno sia allo stretto in voi (cfr 2 Cor 6,12) Dio si serve degli uomini per farsi incontrare, siamo suoi sacramenti. Quanto amo Gesù? Quanto incide la sua amicizia nel modellare i miei pensieri, gesti e scelte? Queste le domande radicali e fondative che quotidianamente nell’esame di coscienza serale debbono affiorare. Gesù non ha chiesto in primis di amare gli altri, ha chiesto di amare Lui, seguire Lui, ben sapendo che senza Lui l’amore si scolorisce e si depotenzia a livello di emozione fuggevole e sentimentale. 5. SeguiMe. Il Beato Charles de Foucauld, un contempl-attivo, scriveva così nei suoi appunti spirituali. Seguite Lui, il resto viene da sé. A chi cerca prima il Regno di Dio tutto il resto sarà dato in più (cfr Matteo 6,33). Gesù è il Regno di Dio in mezzo a noi. Preghiamo insieme così: Santa Maria in sabato, Santa Maria del quotidiano, Madre dei sacerdoti accompagnaci nei sentieri nuovi, tortuosi eppur affascinanti, della missione che oggi la Grazia di Cristo spalanca dinanzi a noi. Amen.

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