- Nell’Occidente Latino l’Epifania è la festa della manifestazione ai Magi, della rivelazione del Bambino di Betlemme a tutti i popoli, una sorta di preludio di Pentecoste: tutte le nazioni sono convocate a nozze. Chiediamoci: come avviene questa manifestazione; con quale stile quel Dio che nato vero bambino da Maria si propone all’umanità come sposo? Osserviamo i modi di agire di Dio nella storia della salvezza: “Quando ha voluto liberare il suo popolo, lo ha liberato per la fede e la fiducia di un uomo, Mosè. Quando ha voluto far cadere la potente città di Gerico, lo ha fatto tramite una prostituta… Quando Lui ha inviato Davide a lottare contro Golia, sembrava una pazzia: il piccolo Davide davanti a quel gigante, che aveva una spada, aveva tante cose, e Davide soltanto la fionda e le pietre. Quando ha detto ai Magi che era nato proprio il Re, il Gran Re, cosa hanno trovato loro? Un bambino, una mangiatoia. Le cose semplici, l’umiltà di Dio, questo è lo stile divino, mai lo spettacolo” (Francesco, Omelia 9 marzo 2015).
- Dio si manifesta senza spettacolarità. Fa le cose semplicemente; umiltà, povertà, semplicità, essenzialità sono il suo stile. Dio è così! I tre saggi si prostrano e adorano: l’Epifania è la manifestazione, il risplendere di Dio in questo piccolo neonato adagiato nella mangiatoia. L’Epifania di Dio nel Bambino di Betlemme si adora; adorare nell’ epoca secolarizzata è divenuto arduo. L’uomo contemporaneo dell’Occidente è più propenso all’applauso, ama lo spettacolo e le luci della ribalta.
- Guy Debord (1931-1994), scrittore, regista e filosofo francese, nel 1967 ha pubblicato La società dello spettacolo, saggio nel quale indaga le fondamenta e gli effetti di questa società spettacolare, che all’epoca era ancora agli esordi ma che trova il suo compimento ora, nel tempo che viviamo e che vivremo. Lo spettacolo e la vita virtuale ormai rappresentano una grossa parte della nostra esistenza. L’idea di una società non spettacolarizzata è qualcosa di ormai impensabile.
C’è chi parla di ‘vetrinizzazione’ (V. Codelupi). Viviamo in quel tempo in cui l’era televisiva sta raggiungendo il suo compimento. La televisione per come l’abbiamo conosciuta e per quel che ci hanno raccontato che era, ben presto non esisterà più. Lo spettacolo però non muore di certo e quindi cambia linguaggio. Debord scrive il saggio agli inizi dell’era televisiva ma riesce già a mettere in evidenza alcuni tratti facilmente riconoscibili nella nostra società contemporanea. Ai tempi di Debord il virtuale era soltanto agli albori ma la descrizione che ne compie è assolutamente attuale ora che la virtualizzazione della società è arrivata al compimento, o quasi. La spettacolarizzazione è al centro di tutte le dinamiche della nostra società. - Pensiamo alla spettacolarizzazione della vita privata, delle emozioni, dei sentimenti, dei dolori. La propria vita privata si trasforma in uno spettacolo di cui tutti possono fruire: gli affetti, la sessualità, il corpo, l’attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte. La realtà vista su YouTube appare più lontana anche nei suoi aspetti più crudi e terribili. Si realizza un radicarsi di modi di essere che mettono al centro del proprio modo di agire lo stare alla ribalta, il voler attirare l’attenzione, anche a costo di sfidare il pericolo: facciamo un gioco pericoloso io ti riprendo ed è fatta! YouTube sta modificando gli strumenti culturali con cui ci si rapporta alla realtà e la si interpreta, facendo nascere forme comportamentali nuove che non possono non lasciare un segno nella nostra società.
- Dio non ama stare alla ribalta, si manifesta, semplicemente, è il suo stile, lo stile divino! Quante volte lo ha usato visitando la nostra vita silenziosamente con la sua grazia! I magi si prostrano ed adorano; l’uomo ama mettersi in mostra, vedere, meravigliarsi, applaudire. I Potere mediatico spesso si coniuga con il Potere pubblico. In fondo anche i santi magi quando vanno a Gerusalemme vanno a Palazzo; dove mai avrebbe dovuto/potuto nascere il Re dei Giudei! Anche loro obbediscono alla logica del vedere uno spettacolo di nascita regale! No, Dio non è così. È altrove, in una grotta, tra animali e adagiato in una mangiatoia; non è alla ribalta, non fa spettacolo, anzi, più nascosto di così! La stella, buona educatrice nella fede, li guida; vanno e trovano e adorano: il cuore passa dalla voglia di meravigliarsi e prostrarsi davanti ad un grande spettacolare e potente sovrano, all’esigenza di prostrarsi ed adorare un Bambino, un neonato in cui risplende la luce del Dio vivo; Dio è così! Quando fecero ritorno al loro paese lo fecero ‘per un’altra strada’ (Mt 2,12). I loro cuori e le loro menti si erano convertiti dallo ‘spettacolo’ all’Epifania! Possa questa Solennità purificare i nostri sentimenti e i nostri desideri, aiutarci a desiderare di vivere lo stile divino: umili, nascosti, autentici.