Omelia del Vescovo per la Solennità di San Maurizio e compagni martiri – Imperia, Basilica Concattedrale 22 settembre 2022

Lavare le vesti nel sangue dell’Agnello

  1. Carissimi amici, San Maurizio e i suoi compagni martiri ancora una volta ci hanno convocato attorno all’altare del Signore per celebrare la Santissima Eucaristia. San Maurizio e i suoi compagnihanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7,14). In seguito al rifiuto di compiere azioni punitive contro i cristiani, vennero martirizzati durante la decima persecuzione di Diocleziano. Maurizio nato a Tebe, in Egitto, nel III secolo dopo Cristo viene spinto dalla sua famiglia ad intraprendere la carriera militare diventando un generale dell’Impero romano. La sua Legione è composta da soldati di religione cristiana, che in precedenza avevano avuto il compito di difendere i confini orientali dell’impero. Dopo essersi rifiutato di uccidere alcuni Vallesi che si erano convertiti al cristianesimo, il santo e la sua legione vengono sottoposti a flagellazione e successivamente decapitati. Maurizio muore con i componenti della sua Legione nel 287 d.C.
  2. Hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7,14). Dove si fonda il martirio? Semplice: sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita (cfr Gv10,10). Cristo è il servo sofferente di cui parla il profeta Isaia (cfr Is 52,13-15), che ha donato se stesso in riscatto per molti (cfr Mt 20,28). Egli esorta i suoi discepoli, ciascuno di noi, a prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo sulla via dell’amore totale a Dio Padre e all’umanità. Il martire segue il Signore fino in fondo, accettando liberamente di morire per la salvezza del mondo, in una prova suprema di fede e di amore.
  3. “La forza per affrontare il martirio nasce dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo. Il martire è una persona sommamente libera, libera nei confronti del potere, del mondo; una persona libera, che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita, e in un supremo atto di fede, di speranza e di carità, si abbandona nelle mani del suo Creatore e Redentore” (Benedetto XVI); sacrifica la propria vita per essere associato in modo totale al Sacrificio di Cristo sulla Croce.
  4. In ogni Eucaristia laviamo le nostre vesti nel sangue dell’Agnello, ci offriamo con Cristo al Padre; il Catechismo della Chiesa Cattolica recita Coloro che sono stati elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del Battesimo e sono stati conformati più profondamente a Cristo mediante la Confermazione, attraverso l’Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del Signore (CCC 1322). Il martirio è un grande atto di amore in risposta all’immenso amore di Dio.
  5. Hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7,14). Ritrovavo e rileggevo in questi giorni un testo stupendo di un grande teologo del secolo scorso, Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo luterano ucciso in un campo nazista per essersi opposto al regime (1945). Nel suo capolavoro Sequela parla di “Grazia a caro prezzo”; questa deve essere secondo Bonhoeffer la salvezza cristiana che, proprio perché dono gratuito e immeritato, esige da parte dell’uomo una risposta generosa e radicale in termini di obbedienza a Dio e di sequela di Cristo. Per Bonhoeffer la salvezza è a buon mercato, non costa nulla, il Padre la regala in abbondanza. Bisogna però saper ricambiare con generosità la salvezza che si è ricevuta in dono, proprio perché non abbiamo meritato di riceverla. L’atteggiamento giusto da parte del credente dovrebbe essere quello di rispondere all’immeritata grazia di Dio con un amore più radicale per la chiamata di Cristo, senza tirarsi indietro e accettandone tutti i rischi: qui entra in gioco l’espressione “grazia a caro prezzo”. Bonhoeffer scrive: “Grazia a caro prezzo è il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale l’uomo va a vendere con gioia tutto ciò che aveva; la perla preziosa, per il cui valore il mercante dà tutti i suoi beni; la signoria regale di Cristo, per amore del quale l’uomo strappa da sé l’occhio che lo scandalizza; la chiamata di Gesù Cristo, per cui il discepolo abbandona le reti e si pone alla sua sequela. Grazia a caro prezzo è il Vangelo, che si deve sempre di nuovo cercare, il dono per cui si deve sempre di nuovo pregare, la porta cui si deve sempre di nuovo bussare” ( Bonhoeffer, Sequela). La salvezza è gratis, ma la sequela è necessario che costi anche la vita, è donare tutto.
  6. Sempre vale la pena di vivere e di morire per Cristo, e il martirio è l’evento puntuale attraverso cui il cristiano testimonia che egli appartiene solo al suo Signore, che l’amore di lui e per lui vale più della vita (cf. Sal 63,4). “Allora sarò veramente discepolo del Signore, quando il mondo non vedrà più il mio corpo, perché nel martirio comincerò a essere discepolo­” così S. Ignazio d’Antiochia nella sua Lettera ai Romani. I tempi che stiamo attraversando, le prospettive di un autunno difficile per tutti, i timori suscitati dai vari focolai di guerra, mentre risvegliano il dovere di sentirci tutti responsabili e coinvolti, ci invitano, nello stesso tempo, ad affidarci a Dio, che guida segretamente verso il bene la storia dei popoli e quella di ciascuno di noi. Preghiamo insieme nella certezza che pregare non significa per nulla delegare a Dio le nostre responsabilità. L’uomo deve fare la sua parte, fosse anche quella del rimetterci la pelle. Il suo impegno è doveroso e imprescindibile. Laviamo le nostre vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello! San Maurizio prega per tutti noi!
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