Omelia del Vescovo per la Solennità di San Maurizio e C. martiri – Basilica Concattedrale di Imperia, domenica 22 settembre 2019

  1. Cari amici, lo scorso anno in questa attesa circostanza della Festa patronale di San Maurizio e compagni martiri vi ho parlato del martirio come “richiamo potente alla serietà della fede”, quest’anno vorrei sottolineare brevemente con voi un altro aspetto del martirio cristiano, aspetto ben espresso da tre parole usate spesso da Papa Francesco quando parla del martirio: il martirio è servizio, mistero, dono.
  2. La vicenda di San Maurizio e dei suoi compagni martiri ci è nota. Dalla più antica fonte scritta sul martirio di san Maurizio (†287) e della Legione Tebea da lui guidata, la Passio Agaunensium martyrum, redatta nel V secolo da sant’Eucherio di Lione, apprendiamo che la Legione Tebea era composta da cristiani ed era stata chiamata dall’Oriente in soccorso di Massimiano, impegnato a difendere l’Impero in Europa centrale. Massimiano ordinò ai soldati di compiere sacrifici in onore degli dei pagani per ottenere la vittoria.
  3. Maurizio e i suoi non obbedirono scatenando l’ira di Massimiano che ne dispose la decimazione, senza              riuscire tuttavia a scoraggiare i sopravvissuti che alla fine furono tutti uccisi ad Agaunum, l’odierna Saint-          Maurice. L’edizione più recente del Martirologio Romano riporta i nomi di Maurizio, Essuperio, Candido e Vittore. La Passio di Eucherio contiene anche una lettera con cui i soldati cristiani spiegano a Massimiano perché non  potevano obbedire: “Siamo tuoi soldati, signore, ma anche servi di Dio, cosa che noi riconosciamo francamente. Diamo atto di essere cristiani, perciò non possiamo perseguitare i cristiani”.
  4. “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap, 7,14). Il sangue è rosso, come possono le vesti lavate nel sangue diventare candide? Siamo nel Libro dell’Apocalisse, quello più ricco di simbolismi; il candore è l’amore oblativo perfetto, ci si arriva se nel nostro rimanere in Cristo viviamo docili al suo Spirito che ci introduce nel suo stile di vita! Costoro sono gli uomini che hanno vissuto fino in fondo il servizio d’amore, si sono fatti dono, hanno dato il sangue, cioè la vita, il rosso rappresenta il fuoco bruciante dell’amore che si dona fono in fondo. Gesù è colui che è venuto con acqua e sangue “(1Gv 5,6). Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo perché noi avessimo la vita per lui” (1 Gv 4,9). L’eterno procedere del Figlio dal Padre diviene conoscibile come eterno “dono” del Padre, la missione nel tempo di Gesù è la sua prosecuzione e assume la forma della kenosis, dello s-vuotamento e del dono totale (cfr Fil 2,7 s) del Figlio sacrificato e sacrificantesi. Il cuore della Scrittura è il “Vangelo di Dio”; vangelo riassunto in una paroletta greca hyper, latina pro, italiana per; è quello che San Paolo chiama il “Dio per noi” (Rm 8,31), la cui essenza è l’amore oblativo (1Gv 4,8.16). Cristo è l’uomo per gli altri (K.Barth) che nella sua vita pro-esistente è ri-presentazione del Dio per noi. Il suo servizio di vita diviene servizio di’ morte’, di dono radicale. Seguire Gesù, entrare nel suo stile è percorrere il suo cammino verso Gerusalemme sospinti dal vento dello Spirito. É qui che si coglie come la decisione fondamentale della mia vita è se voglio vivere per me o se voglio vivere per gli altri, per servire. La vita di Gesù è un simile servizio sino alla morte, amore sino all’ultimo, “sino alla fine” sino al compimento (Gv 13,1). Il servizio pro-esistente costituisce l’intima essenza dello stile di Gesù, questo servire caratterizza anche al di là della sua morte, la sua esistenza eterna, nella quale egli intercede incessantemente per noi (Rm 8,34). In fondo il problema è: vivo per me e costruisco una cultura dell’Ego, o vivo per gli altri e costruisco una cultura del dono? Faccio i miei interessi ed alimento individualismo ed utilitarismo, faccio gli interessi di Dio e del fratello e alimento la civiltà dell’Amore?Vi è un impegno più importante del servizio al mondo: siamo chiamati a spendere la vita per una necessità ancora più profonda; questa necessità è la vera causa dei maggiori disagi sociali ed ecologici. Tutti i cambiamenti del nostro mondo sono votati al fallimento se non cambia nulla nel nostro cuore. Questo fu il pensiero di Gesù circondato dall’ emergenza sociale di una regione oppressa dall’impero romano e impoverita dal suo sistema economico, sconvolta e dilaniata dal terrorismo e dalla corruzione. Inutile intessere geremiadi sul tempo attuale corrotto. Sant’Agostino diceva nel suo Discorso 80: “Sono tempi cattivi, dicono gli uomini, Vivano bene ed i tempi saranno buoni: Noi siamo i tempi”.
  5. Quanta attualità in questo pensiero, “noi siamo i tempi”. Il martirio è l’Everest dell’amore che si fa dono, è il massimo della imitatio Christi resa possibile dall’azione dello Spirito Santo. Questo amore ‘sino alla fine’ cambiando i cuori e le coscienze cambia i tempi ed il mondo! É molto bella la preghiera super oblata del Proprio della Messa di San Maurizio e c.m. che tra poco pregheremo, si chiede il dono di poter vivere con ‘dignità e pazienza’ le fatiche e le tribolazioni quotidiane; in altre parole, il dono di viverle con amore oblativo, donandoci tutti alla causa di Dio ed alla sua gloria, per il bene dei fratelli: è il martirio bianco del quotidiano. In questo il sangue che ci rende candidi non si vede, eppure quanto scorre “La vita dei martiri non è facile da raccontare. Il martirio è un servizio, è un mistero, è un dono della vita molto speciale e molto grande, la vita ha valore solo nel donarla, nel donarla nell’amore, nella verità, nel donarla agli altri, nella vita quotidiana, nella famiglia… se qualcuno prende la vita per sé, per custodirla, la vita muore, la vita finisce appassita, non serve” (Francesco).
  6. Ecco l’insegnamento decisivo e fondante che raccogliamo quest’anno dal sangue dei martiri Maurizio e compagni: disponibili ad andare fino in fondo nel dono di sé per ri-presentare al vivo nell’oggi Cristo Gesù fattosi spettacolo al mondo con la sua morte in Croce, dando manifestazione chiara di che cosa significa amare sino alla fine; solo vivendo in comunione con Lui questa esperienza di oblazione, dono assoluto, i cristiani diventano trasformatori del mondo e iniziatori di quei cieli nuovi e di quella terra nuova che attendiamo nella speranza.

+Guglielmo  Borghetti, Vescovo

 

 

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