Omelia del Vescovo per la Solennità di San Leonardo da Porto Maurizio, Patrono di Imperia Basilica Concattedrale di Imperia, 26 novembre 2022

Messaggero di bene che annunzia la salvezza

  1. Carissimi, il Signore ci concede anche quest’ anno di celebrare l’Eucaristia in onore del Santo Patrono della Città di Imperia: San Leonardo da Porto Maurizio, ‘apostolo ardente del mistero della Croce’ (colletta) “messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza” (Is 52,7)! Nel 2023 celebreremo i 30 anni da quando fu indicato come patrono della nostra bella città e i cento anni da quando il Papa Pio XII lo costituì patrono particolare di tutti i sacerdoti e religiosi che si dedicano alle ‘missioni popolari’ (1923), cioè all’annuncio di Cristo Salvatore nelle terre già cristianizzate.
  2. La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai per la sua messe” (Lc 10, 2). La vita e la missione di San Leonardo ci propongono una riflessione seria sullo stato dell’arte del nostro impegno di annuncio del Vangelo di Gesù Cristo; lo dirò con le parole di un grande teologo cattolico del secolo scorso H. de Lubac “il Vangelo è sempre adeguatamente annunciato?” (H. DE LUBAC, Meditazioni sulla Chiesa (Opera Omnia 8), Jaca Book, Milano 1979, 150s.). È la nostra attività pastorale animata e riscaldata dal fuoco della missione?

Viviamo il tempo della complessità.  Secondo un’autorevole protagonista del mondo intellettuale francese, la filosofa e scrittrice Chantal Delsol  “il futuro dell’Occidente è pagano”. Siamo in un declino da spossatezza, barbarie e cancel culture. Sedici secoli di cristianesimo stanno per finire e oggi siamo testimoni di un’inversione normativa e filosofica che inaugura una nuova era; un’era che non sarà atea o nichilista, come molti credono, ma pagana. La cristianità ha esaurito il suo tempo lasciando spazio a nuove religioni, ad un politeismo che venera gli alberi, la terra, le balene. La transizione è brutale, difficile da accettare per i difensori di un’epoca in via di estinzione (Chantal DELSOL, La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo, Cantagalli, 2022, Siena). Dobbiamo vivere nella speranza che la cristianità risorga dalle sue ceneri affermando la sua forza morale? Chi vive in questa malinconica nostalgia è già stato cancellato da un mondo che, nel bene o nel male, ormai è cambiato radicalmente.

  1. Una parola di San Giovanni Paolo II mi ritorna forte: “Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali (CfL 34). Balza in avanti l’urgenza missionaria! Fino alla metà del secolo scorso, ‘andare in missione’ voleva dire andare in terre lontane e tra persone che non avevano conosciuto Cristo e il suo Vangelo, in questo senso il termine ‘missione’ riporta alla mente l’opera immensa e coraggiosa di missionari, uomini e donne, in terre lontane e spesso in circostanze ostili e precarie. A partire dall’inizio del secolo XX, si è fatto progressivamente strada il ricorso al termine ‘evangelizzazione’ per indicare la ‘missione’. La progressiva scristianizzazione di paesi tradizionalmente cristiani, come per esempio la Francia e l’Italia, ha fatto maturare la consapevolezza di essere anch’essi ‘terra di missione’. Basterebbe ricordare il celebre libro di H. Godin e Y. Daniel: La France, pays de mission?(1943). Così il termine ‘missione’ usato per indicare la periferia della Chiesa diventa pertinente anche per descrivere l’Europa, la roccaforte del Cristianesimo, la nostra Italia, la nostra Diocesi, la nostra Imperia! Oggi la situazione è radicalmente cambiata: è tramontata la “società cristiana” e anche la nostra Europa e la nostra Italia è tornata ad essere “terra di missione”, non solo perché non esiste più quella società dove tutti erano “cristiani” per mentalità, cultura, oltre che per il Battesimo, ma anche perché sono arrivate nuove persone, nuove culture, nuove religioni. In questo contesto, una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura delle nostre comunità cristiane non basta più. Anche nei nostri paesi di antica tradizione cristiana, “è necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo…” (CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, Roma 2004) Abbiamo bisogno di messaggeri di bene che annunziano la salvezza, di ardenti apostoli del mistero della Croce, di discepoli missionari appassionati. Gli operai sono pochi, preghiamo il padrone della  messe perché ci infiammi il cuore e ci faccia avvertire la nativa chiamata ad esseri testimoni e annunciatori credibili nella nostra terra. Edgar Morin in un suo recente pamphlet Svegliamoci! Invita ciascuno di noi a superare il sonnambulismo generalizzato e a svegliare le nostre coscienze. “Se la Chiesa non fosse missionaria, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l’esaurire il proprio scopo e scomparire” (Francesco).
  2. San Leonardo predicò nell’arco di 44 anni 343 missioni al popolo con straordinario successo, insieme con un numero imprecisato di predicazioni temporalmente più brevi. Nel 1736 Clemente XII lo chiamò a Roma a tenere le missioni popolari nelle varie chiese e da allora iniziò i viaggi per le missioni popolari in varie parti dello Stato pontificio, del Granducato di Toscana, della Repubblica di Genova e del Regno di Napoli. Il segreto del successo straordinario delle sue missioni sta nel fatto che al centro di tutta la sua predicazione metteva Cristo sofferente, “il Vangelo è sempre adeguatamente annunciato?”
  3. La Chiesa è l’assemblea di coloro che sono chiamati per essere inviati. L’identità della Chiesa è legata al mandato di Gesù: “Andate dunque e ammaestrate tutte le genti” (Mt28, 19). Andare per le strade del mondo a proclamare Cristo e il suo Vangelo è un aspetto essenziale dell’’essere’ della Chiesa e del suo ‘fare’. La missione rappresenta l’obiettivo, il contenuto e la spinta propulsiva della vita della Chiesa e di ogni cristiano. La missione risponde all’essere della Chiesa, alla sua natura più profonda e vera come l’ha voluta il Signore Gesù Cristo, e alla vocazione di ogni battezzato. La dimensione missionaria è quella forza centrifuga che anima la Chiesa dal di dentro. La Chiesa non può restare ferma, ripiegata su se stessa aspettando che tutti gli uomini vengano da lei. Non può rinchiudersi entro i cerchi ristretti dei credenti praticanti. La prospettiva missionaria esige che la Chiesa abbia uno sguardo universale, aperto, capace di comprendere tutti e di trasformare tutti gli aspetti della vita, coinvolgendo tutti nel cammino verso la Gerusalemme del cielo. Per questo con De Lubac ancora chiedo: nella nostra Diocesi, nella nostra città il Vangelo è sempre adeguatamente annunciato”?
  4. La nuova situazione di pluralismo e relativismo pone una nuova sfida missionaria alla Chiesa. La crisi delle strutture di trasmissione della fede, come la famiglia e la scuola, ha lasciato le nuove generazioni senza punti di riferimento nella loro crescita umana e religiosa. La nuova situazione offre alla Chiesa una rinnovata possibilità di essere lievito che trasforma il tessuto sociale dal di dentro. La missione, più che una proclamazione aggressiva e trionfalistica, è un’umile e gioiosa condivisione della nostra esperienza di Dio in Cristo: proclamare quello che abbiamo visto, sentito, toccato e vissuto. È una premurosa condivisione della nostra esperienza di fede per la vita più piena di tutti. Con San Leonardo, e forti della sua esperienza e del suo esempio preghiamo perché la dimensione missionaria ritorni come elemento costitutivo della pastorale delle comunità anche nel nostro territorio. Non è una cosa facile. C’è bisogno di una vera e propria ‘conversione’: si tratta infatti di passare da una “pastorale di conservazione” a una “pastorale di missione”. Questo implica quella conversione pastorale che passa attraverso la formazione e l’assunzione di una vera mentalità missionaria sia da parte delle comunità in quanto tali, sia da parte dei singoli fedeli cristiani, presbiteri, laici, religiosi/e. Questa è la grazia che chiediamo al nostro Patrono nell’Anno del Signore 2022.

Imperia 26 novembre 2022

+ Guglielmo Borghetti
Vescovo di Albenga-Imperia

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