“Dare testimonianza alla luce”
- “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria” (Gv 1). Il 2023 è l’anno in cui si celebra l’ottavo centenario dalla raffigurazione della Natività che San Francesco ha realizzato a Greccio vicino Rieti. Nel 1223 il Santo patrono d’Italia si fermò nella valle reatina, probabilmente di ritorno da Roma, dove il 29 novembre aveva ricevuto da Papa Onorio III la conferma della sua Regola. Le grotte esistenti nei pressi di Greccio, gli ricordavano forse quelle che aveva visto in Terra Santa e, in modo particolare, il panorama di Betlemme. Due settimane prima di Natale, raccontano le Fonti, Francesco chiamò un uomo di nome Giovanni, suo amico, e gli chiese di aiutarlo a realizzare il suo Presepe. Così il 25 dicembre di quell’anno, alla presenza di molti frati giunti a Greccio, San Francesco osservando la mangiatoia con il fieno, il bue e l’asino, si riempì di gioia. E’ singolare che non ci siano altri personaggi, sulla mangiatoia il sacerdote celebra la Messa e gli occhi del cuore di Francesco e dei presenti ‘vedono’ nella fede il Bambino! “In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme”, disse il santo (Fonti Francescane, 469). Con Francesco anche noi contempliamo in questo giorno santo la sua gloria!
- Sappiamo dalle Fonti Francescane che: “Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività dell’anno. Benché il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre solennità, diceva il Santo che fu dal giorno della sua nascita che egli si impegnò a salvarci. E voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e per amore di lui, il quale ha dato a noi tutto se stesso, fosse gioiosamente generoso non solo con i bisognosi, ma anche con gli animali e gli uccelli.” (FF 1669). Francesco di Assisi ha chiamato il Natale “la festa delle feste” e l’ha celebrato con “ineffabile premura” (2Celano, 199, Fonti Francescane, 787). San Francesco ha messo l’umanità di Gesù davanti ai cristiani allargando la comprensione del mistero stesso della venuta di Gesù sulla terra “e il Verbo si fece carne”. Gesù si è incarnato non solo per rimettere i peccati ma anche per manifestare all’umanità il progetto di Dio sull’uomo. È una vera Epifania dell’umano che si realizza in quella stalla! Non ci basta solo sapere che Dio si è fatto uomo, ma anche sapereche tipo di uomo si è fatto e conoscere come è fatto questo uomo. San Francesco non ha dubbi, quest’uomo è semplice, povero e umile, i lineamenti di Cristo sono i lineamenti dell’uomo! Questo è l’uomo secondo il progetto di Dio!
- Il processo di decostruzione dell’umano oggi in corso nella cultura contemporanea rende urgente il nostro andare a Betlemme e vivere nella gioia della contemplazione, ‘vedere’ con gli occhi del cuore Gesù Cristo, imparare il suo stile che fin dal primo vagito si propone con tratti di inequivocabile chiarezza: semplicità, povertà, umiltà! Questi tratti costituiscono un grande antidoto alla cultura ipermoderrna dell’iperconsumo, della prestazione, della ricchezza e della presunzione narcisistica e prometeica, alla cultura che promette a tutti felicità e benessere e che in realtà dispensa soprattutto ansia e insoddisfazione, alla cultura di un mondo magico dove le persone possono esaudire ogni desiderio ed alla fine rimanere frustrati. Grande la nostalgia di uomini evangelici, sempre capaci di nuovi inizi e diffusori di letizia autentica!
- Del resto chi si è accorto della nascita del Figlio di Dio in quella notte a Beltemme: non Roma con la forza del suo diritto e delle sue armi, non Atene con la sua raffinata filosofia, non Gerusalemme con tutti i suoi biblisti! I pastori arrivano ad accogliere il segno dell’entrata nella storia di Dio in quel bambino adagiato in una mangiatoia, uomini semplici, illetterati, abituati ad una vita dura, piena di stenti, per i rabbini del tempo erano ‘impuri’ ed esclusi dalla vita religiosa ufficiale. Solo occhi semplici e poveri interiormente sanno ‘vedere’ l’essenziale, sanno contemplare la sua gloria! Il vero umanesimo cristiano trova a Betlemme la sua culla!
- Da tempo il Magistero della Chiesa ci ricorda che le varie crisi del tempo attuale – etica, ecologica, economica etc – hanno come radice una crisi antropologica; oggi assistiamo ad una dissoluzione del progetto uomo secondo Dio, ad una sua liquefazione, fluidificazione; la natura umana è posta in discussione e le conseguenze diventano inquietanti. A Betlemme si manifesta e si propone l’umano autentico, “«Cristo […], proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». È in Cristo, «immagine del Dio invisibile» (Col 1,15) che l’uomo è stato creato ad «immagine e somiglianza» del Creatore. È in Cristo, Redentore e Salvatore, che l’immagine divina, deformata nell’uomo dal primo peccato, è stata restaurata nella sua bellezza originale e nobilitata dalla grazia di Dio” (CCC 1701).
- “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. È venuta nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo! È il tempo per lasciarci illuminare ed accogliere quella luce, darle testimonianza. Nel tempo della complessità avanza la necessità di un ritorno all’Evangelo nella sua purezza; Il filosofo danese Soren Kierkegaard diceva “il cristianesimo del Nuovo Testamento non esiste assolutamente” e lo diceva perché secondo lui un cristianesimo senza Vangelo vissuto è solo un simulacro inventato dai cristiani stessi per non dover conformare la loro vita alla parola di Cristo. Mentre combattiamo anche all’interno della Chiesa tra tradizionalisti e progressisti, mentre ci affanniamo a trovare il modo di riconquistare come Chiesa lo spazio pubblico ideologizzando il cristianesimo, San Francesco con il suo presepe ci rinvia all’uomo semplice, povero e umile; ci invita a guardare e contemplare il Cristo e a seguirlo con santa letizia per i sentieri scoscesi della storia; dare testimonianza alla luce a partire da Betlemme, dare testimonianza alla luce a partire da quella mangiatoia sulla quale in quella notte di 800 anni fa a Greccio fu celebrata l’Eucaristia e tornare a casa pieni di gioia. Buon Natale a tutti!
+ Guglielmo Borghetti
Vescovo di Albenga- Imperia
Albenga, 25 dicembre 2023
Cattedrale S. Michele Arcangelo