Omelia del Vescovo per il giorno di Pasqua – 20 aprile 2025 – Albenga – Cattedrale di San Michele Arcangelo

Con azzimi di sincerità e di verità (1Cor 5,8)

1. Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! (1 Cor 5,7). Così esclama con pathos l’apostolo Paolo nella sua prima Lettera agli abitanti di Corinto! Pensate che queste parole risalgono ad appena una ventina d’anni dopo la morte e risurrezione di Gesù e contengono già in una sintesi impressionante la piena consapevolezza della novità dell’evento della Risurrezione di Gesù Cristo. L’agnello pasquale elemento tipico della pasqua ebraica è qui identificato in Gesù, e viene chiamato “nostra Pasqua”. La Pasqua ebraica, memoriale della liberazione dalla schiavitù d’Egitto, prevedeva ogni anno il rito dell’immolazione dell’agnello, un agnello per famiglia, secondo quanto prescritto da Mosè. Nella sua passione e morte, Gesù si rivela come l’Agnello di Dio “immolato” sulla croce per togliere i peccati del mondo, ucciso proprio nella stessa ora in cui si era soliti immolare gli agnelli nel Tempio di Gerusalemme. Gesù porta a compimento la tradizione dell’antica Pasqua e la trasforma nella sua Pasqua.

2. ”Celebriamo…la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità” (1 Cor 5,8). Qui San Paolo fa riferimento ad un’antica usanza ebraica: in occasione della Pasqua bisognava eliminare dalla casa ogni più piccolo avanzo di pane lievitato. Si faceva memoria così di quanto accaduto ai loro antenati al momento della fuga dall’Egitto: uscendo in fretta dal paese, avevano portato con sé soltanto focacce non lievitate. Gli azzimi erano anche simbolo di purificazione: eliminare tutto ciò che è vecchio e fare spazio al nuovo. San Paolo ci aiuta a comprendere che questa antica tradizione acquista un senso nuovo, a partire dal nuovo “esodo” appunto, che è il passaggio di Gesù dalla morte alla vita eterna. E poiché Cristo, come vero Agnello, ha sacrificato sè stesso per noi, anche noi, suoi discepoli – grazie a Lui e per mezzo di Lui – possiamo e dobbiamo essere “pasta nuova”, “azzimi”, liberati da ogni residuo del vecchio fermento del peccato: senza più malizia e perversità nel nostro cuore.

3. Dunque “celebriamo… la festa… con azzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5,8)! Oggi è il giorno giusto per accogliere l’invito dell’Apostolo ad aprire il cuore a Cristo morto e risorto perché ci rinnovi, perché elimini dal nostro cuore il veleno del peccato e della morte e vi infonda la linfa vitale dello Spirito Santo: la vita divina ed eterna. Nella sequenza pasquale abbiamo pregato: “Scimus Christum surrexisse a mortuis vere” – sappiamo che Cristo è veramente risorto dai morti”. Sì! È questo il nucleo fondamentale della nostra professione di fede!

4. Per essere e vivere da cristiani occorre partire dall’ accogliere il fatto che Gesù è oggi veramente, realmente, corporalmente vivo! Se Cristo è risorto ed è vivo, se Cristo è il Risorto che cammina con noi, tutto cambia; qui è il principio di una nuova umanità. Dobbiamo davvero comprenderlo a fondo! Nel libro dell’Apocalisse leggiamo: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (21,5). “La speranza cristiana si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità” (FRANCESCO). Cristo Risorto e Vivo è il principio del rinnovamento totale, se accolto ci fa nuovi e ci rende capaci di rinnovare il mondo. Tutto il resto nel cristianesimo, l’attenzione agli ultimi, l’amore e l’impegno per la pace e la giustizia, il rispetto per l’ambiente, l’impegno a vivere da fratelli, l’intima convinzione che Dio è Padre, la speranza della vita futura oltre la morte, si radica in questo evento che rende possibile la novità. Bello l’invito del Santo Padre Francesco ad essere “gente più di primavera che d’autunno”. Occorre per questo uno stile di vita “azzimo”, semplice, umile, fecondo di azioni risplendenti della novità pasquale. Da un cuore azzimo una cultura azzima! Una cultura pasquale. Il cristianesimo odierno è, in molti suoi strati, poco ‘pasquale’. Questa è la provocazione della Pasqua! La risurrezione di Cristo è anche la nostra personale risurrezione! Il filosofo tedesco dell’Ottocento Friedrich Nietzsche, fieramente anticristiano, rimproverava con queste parole i credenti: “Se la buona novella della vostra Bibbia fosse scritta anche sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere così ostinatamente perché si creda all’autorità di questo libro: le vostre azioni renderebbero quasi superflua la Bibbia perché voi stessi dovreste continuamente costituire la Bibbia vivente”.

5. L’annuncio della Pasqua si espanda nel mondo con il gioioso canto dell’Alleluia. Cantiamolo con le labbra, cantiamolo soprattutto con il cuore e con la vita, con uno stile di vita “azzimo”. “Surrexit Christus spes mea: / precedet vos in Galileam – Cristo mia speranza è risorto e vi precede in Galilea”. Il Risorto ci precede e ci accompagna per le strade del mondo. È Lui la nostra speranza, è Lui la pace vera del mondo. Pasqua di Risurrezione a tutti!

 

Albenga, 20 aprile 2025
Domenica di Pasqua di Risurrezione

Immagine: Gaudenzio FERRARI, Parete Gaudenziana, Varallo Sesia, La risurrezione di Gesù
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