Miracolo di san Nicolò. La gente di Pietra Ligure in attesa per la festa

Alle 21 in piazza la Messa celebrata dal vescovo Guglielmo in ricordo del prodigio del 1525 e l’affidamento della città al patrono da parte del sindaco, De Vincenzi.

Si avvicina per la città di Pietra Ligure la festa dell’8 luglio, la ricorrenza del miracolo di san Nicolò di Bari. Il triduo di preparazione alla festa comincerà lunedì 5 luglio e continuerà martedì 6 e mercoledì 7, alle ore 18 con la messa celebrata dal parroco di san Giorgio in Albenga, don Mattia Bettinelli. Il giorno della solennità Messa alle ore 8 nella chiesa vecchia, 10 e 18 nella basilica di san Nicolò. La giornata di concluderà alle ore 21:00 con il pontificale celebrato dal S. E. Mons.  Guglielmo Borghetti, nella piazza antistante la chiesa. Durante la celebrazione, ci sarà l’affidamento della città al santo patrono da parte del sindaco. Come possiamo apprendere dal sito della parrocchia pietrese, le cronache dell’epoca raccontano che proprio in pieno Rinascimento, nella Pietra Ligure assolata, accadde un fatto molto importante che non fu più dimenticato e difatti ogni anno l’8 di luglio viene festeggiato solennemente. Nella vecchia piazza centrale del paese c’era un pozzo cui tutti attingevano acqua più volte al giorno. Le donne e gli uomini facevano un saluto in chiesa al santo patrono Nicolò, riempivano il secchio d’acqua e se ne tornavano a sbrigare le loro faccende. In quel lontano 1525, l’acqua del pozzo pare fosse inquinata dai topi, portatori del terribile bacillo della peste bubbonica. Ben presto la malattia si diffuse e i Pietresi iniziarono a morire. Cadevano lungo le vie, in piazza, in casa, per le sofferenze del morbo. Spaventati, il Podestà e i Consoli pensarono fosse saggio abbandonare con tutti gli abitanti la città, ma prima si recarono ai piedi della pala di san Nicolò e gli offrirono le chiavi del borgo, scongiurandolo di liberarlo dalla pestilenza. Poi tutti fuggirono sulla montagna, verso Tovo, in una località ancor oggi denominata ‘Baracchini’ perché i Pietresi vi avevano costruito tende e piccole baracche per ripararsi, in attesa di tempi migliori. L’otto luglio 1525, quando ormai non si sperava più di poter tornare in paese, un festoso suono di campane si diffuse per la valle. Ma chi mai poteva suonare le campane se in città non c’era più nessuno? Incuriositi e anche pieni di speranza, i Pietresi corsero ad osservare la chiesa dall’alto del monte Trabocchetto. La tradizione narra che sul campanile, una figura in abiti episcopali, identificata come San Nicolò, spingesse con la mano la campana annunciando a tutti che la peste era finita! E sulla più grande delle due campane, realizzate nel 1505, si può vedere ancora oggi il segno di una mano che la tradizione dice sia l’immagine della mano di San Nicolò. Pieni di giubilo i sopravvissuti rientrarono in paese e decisero che, per sempre, l’8 di luglio si sarebbe celebrata una grande festa in memoria del miracolo e a gloria del Santo Nicolò.

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