Fratelli e sorelle carissimi,
un antico autore del VII secolo d.C., Sant’Isacco il Siro, vescovo di Ninive, amava dire che il solo e vero grande peccato dell’uomo è rimanere insensibili alla Pasqua di Risurrezione. Quanto risuona vera oggi questa accorata affermazione. Il ‘peccato originale’ di noi moderni è avere sviluppato un’ abituale insensibilità all’evento grande della Pasqua di Cristo. Insensibilità che si è trasformata drammaticamente in indifferenza sorda verso l’uomo-Dio Gesù di Nazareth.
Eppure la Pasqua di Gesù dichiara la morte della morte e distrugge così il limite assoluto della vita umana, ridonando all’uomo «la grande speranza» (Benedetto XVI, Spe salvi, 34), liberandolo dalla paura radicale d’essere inghiottito nel nulla dopo aver vissuto nel nulla.
La Pasqua di Gesù dichiara che solo Dio salva e solo Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente è il Senso della Realtà.
La Pasqua di Gesù ci fa riscoprire un Dio presente alla vicenda umana lasciandosi alle spalle il Dio assente di cui ci parlano alcuni pensatori contemporanei.
La Pasqua di Gesù, di contro al modello neo-pagano, afferma che è necessario Gesù Cristo per essere buoni, giusti, lieti e dare senso al mondo.
La speranza è agonizzante, non nel senso che non vi siano più attese, ma si tratta di attese settoriali, “piccole speranze”, concentrate sulla cura del presente, dell’istante più che sulla salvezza che Dio già ci dona nella filigrana del tempo e che ci donerà definitivamente e in pienezza solare alla conclusione della storia. “Gesù è risorto, c’è speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio” (Francesco, Angelus 31-3-2013).
Insensibili alla Risurrezione. Carissimi fratelli e sorelle, il tempo che viviamo attraversa non semplicemente una crisi della fede, ma una crisi delle radici della fede, un cedimento delle condizioni di possibilità che permettono alla fede di radicarsi ed evolversi con naturalezza all’interno della società e della cultura.
L’indifferenza religiosa è oggi una variabile di una generalizzata cultura dell’indifferenza che produce un totale disimpegno nei confronti della verità. L’indifferenza contemporanea che investe anche l’ambito religioso è molto vicina a quella che i monaci antichi fuggiti nel deserto chiamavano acedia, “indolenza”, “perdita di fervore e di passione”; siamo spesso afflitti da mancanza di coraggio e d’audacia; questa indifferenza è una nuova forma di accidia, un’accidia, spirituale, sociale e culturale. Sembra non avvertirsi più il vuoto di Dio, bensì Dio come vuoto.
Di fronte ai grandi conflitti bellici ed alle grandi tensioni internazionali, di fronte alle sfide sulla custodia del creato e della vita umana, di fronte alla perdita dell’alfabeto antropologico a riguardo della famiglia, di fronte al dominio del pensiero unico che ci sta colonizzando la mente, di fronte ai drammi della disoccupazione e della mancanza di abitazioni, di fronte alla solitudine esistenziale, alla malattia e alla consapevolezza di dover morire ci conviene riscoprire la decisività del Risorto presente e operante in mezzo a noi. Cristo morto e risorto ci può sottrarre al vortice del nulla, ora e per sempre.
Prego il Signore che ci dia l’ebbrezza di una sensibilità rinnovata a questo avvenimento fondante la nostra fede e ci permetta di sollevarci, protesi nel compito di essere costruttori di scenari nuovi nella società, nella politica, nell’economia, nella cultura. La cultura della Risurrezione, prodotta da uomini sensibili alla Risurrezione, incendia il mondo di una vitalità nuova. “Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare!…Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14). Allora, ecco l’invito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita e diventiamo strumenti di questa misericordia” (Francesco, c.s.). La Risurrezione di Gesù Cristo è il trionfo della misericordia di Dio! In Lui Risorto, diventiamo capaci della grande speranza e quindi ministri della speranza e della misericordia per tutti.
A voi tutti, sacerdoti, religiose e religiosi, diaconi, comunità parrocchiali, aggregazioni laicali, anziani e malati, bambini, giovani e famiglie, giunga in questo Anno Santo Straordinario della Misericordia il mio augurio di poter sperimentare e condividere la prorompente vitalità del grido ricolmo di stupore grato: “Cristo è Risorto, Alleluia!”
+ Guglielmo Borghetti – Vescovo Coadiutore
Albenga, 13 marzo 2016
V Domenica di Quaresima