Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
- A volte mi chiedo se questi miei messaggi in occasione del Natale e della Pasqua hanno una qualche utilità per tutti voi, se servono come stimolo a richiamare il senso profondo ed autentico di questi eventi fondativi della nostra fede in Gesù Cristo ed a portarci ad una più acuta consapevolezza di quanto abbiamo bisogno di Lui per ritrovare il senso della nostra vita nell’ “oggi di Dio” che stiamo vivendo; non so! Io ci riprovo anche quest’anno e lo faccio con amore di pastore che sente impellente il bisogno di illuminare le nostre “notti” con la Luce di Colui che è la Luce del mondo. Mi faccio aiutare dalla Parola di Dio, dal Magistero speranzoso del Santo Padre Francesco e dal mio cuore di padre. Abbiate pazienza; vi resta sempre la possibilità di non leggere e usare magari l’immagine come segnalibro.
- Che cosa vorrei dirvi quest’anno a Natale: sicuramente che Gesù è la nostra Grande speranza, entra nella storia come un bambino, e apre la porta della speranza. Al capitolo 35 del Libro del profeta Isaia leggiamo:
“Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo…
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa…
Ci sarà una strada appianata
e la chiameranno Via santa;
…vi cammineranno i redenti.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto” (Is 35, 1-6;8a;10)
Le previsioni sul futuro del nostro pianeta sembrano non essere rosee, per alcuni sono addirittura catastrofiche: la realtà sociale, politica ed economica del mondo si presenta carica di tensioni che fatichiamo a vedere come potranno essere risolte. La crisi della fede, la perdita dei valori, il vacillare di tante certezze fanno intravvedere anni difficili; grosso modo si dice così. Isaia quando pronuncia quelle parole, lo fa in uno dei periodi più difficili e complessi della storia del suo popolo. Gerusalemme ed il suo tempio sono distrutti; le persone più capaci, le più preparate sono state deportate in Babilonia; la città santa è un cumulo di macerie e rovine; sono rimasti gli anziani, i malati e i bambini: su tutto silenzio e morte. Nessuno canta di gioia, solo tristezza e lacrime; una grande desolazione, eppure il Signore per bocca di Isaia annuncia una festa, invita alla gioia ed alla letizia. Davanti a queste rovine il profeta pronuncia il suo oracolo pieno di ottimismo e lo fa con immagini deliziose. Oggi la Chiesa pronuncia la stessa profezia, contempla l’opera meravigliosa che Dio sta per realizzare: per chi si fida di Dio non ha senso lo scoraggiamento, il lasciarsi cadere le braccia, le ginocchia vacillanti. Chi si rassegna al male, chi lo considera ineluttabile, mostra di non credere nell’amore di Dio e nella sua fedeltà. Dio è personalmente coinvolto nella storia del suo popolo. Chi crede non si abbatte mai, reagisce, ed è convinto che dove oggi si stende il deserto arido ed inospitale, un giorno fiorirà un giardino. La felicità perenne, seguita da gioia e da allegria avanzano, fuggono sconfitti tristezza e pianto. Queste parole di Dio sono la Grande Smentita nei confronti dei profeti di sventura e la affermazione della Grande Speranza!
- Il Natale di Gesù è la “festa della fiducia e della speranza, che supera l’incertezza e il pessimismo. E la ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! … Egli viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia o nel dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini. Dio ha voluto condividere la nostra condizione umana al punto da farsi una cosa sola con noi nella persona di Gesù, che è vero uomo e vero Dio. Ma c’è qualcosa di ancora più sorprendente. La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale, segnato da tante cose buone e cattive, segnato da divisioni, malvagità, povertà, prepotenze e guerre. Egli ha scelto di abitare la nostra storia così com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi. Così facendo ha dimostrato in modo insuperabile la sua inclinazione misericordiosa e ricolma di amore verso le creature umane. Egli è il Dio-con-noi; Gesù è Dio-con-noi… Il Natale di Gesù è la manifestazione che Dio si è “schierato” una volta per tutte dalla parte dell’uomo, per salvarci, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle nostre difficoltà, dei nostri peccati. Da qui viene il grande “regalo” del Bambino di Betlemme: Lui ci porta un’energia spirituale, un’energia che ci aiuta a non sprofondare nelle nostre fatiche, nelle nostre disperazioni, nelle nostre tristezze, perché è un’energia che riscalda e trasforma il cuore. La nascita di Gesù, infatti, ci porta la bella notizia che siamo amati immensamente e singolarmente da Dio, e questo amore non solo ce lo fa conoscere, ma ce lo dona, ce lo comunica! (Francesco, Udienza generale 18 dicembre 2013).
- Le considerazioni della Sacra Scrittura e di Papa Francesco ci stimolino ad abbandonare una visione pessimistica sull’oggi che viviamo e ad adottare una visione colma di speranza, fondata sulla certezza che con l’Incarnazione la Speranza è entrata nel mondo e Dio Padre dimostra la sua fedeltà e ci sprona ad essere suoi collaboratori, samaritani della speranza, costruttori di un mondo nuovo: questa è la missione! A Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto e che domina l’universo, ma come Colui che si abbassa, discende sulla terra piccolo e povero e si mette a nostro servizio; è il suo stile: abbassarsi umilmente, servire amorevolmente; e questo deve essere il nostro stile: abbassarci umilmente, servire amorevolmente soprattutto i poveri e gli ultimi.
- Un augurio colmo di affetto a tutti voi carissimi fratelli e sorelle, affinché si aprano gli occhi del cuore in questo Santo Natale e possiamo vedere Dio all’opera nella storia e imparare il suo stile.
Vi affido alla materna intercessione di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra e tutti benedico,
+ Guglielmo Borghetti
Vescovo di Albenga-Imperia
Albenga, 8 dicembre 2019
Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria