I credenti sono cittadini

I credenti sono cittadini»: è questo il titolo dell’incontro inter parrocchiale che si terrà ad Albenga venerdì prossimo, 6 maggio, alle 20,45 nel salone Teatro del Sacro Cuore di via Trieste (ingresso a sinistra della chiesa). Si tratta di un’iniziativa animata dalle tre parrocchie cittadine- Sacro Cuore, San Bernardino e San Michele – con la collaborazione dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale. «A fine ottobre, dopo le Settimane Sociali di Taranto- raccontano gli organizzatori- l’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale ha inviato una lettera a tutti i parroci offrendo la propria disponibilità per l’animazione di incontri, momenti formativi e di riflessione, attraverso cui declinare nel nostro territorio le prospettive che la stagione ecclesiale che stiamo vivendo, con le Settimane Sociali, col cammino sinodale, ci sta offrendo per riscoprire la dimensione sociale dell’annuncio del Vangelo». «Davanti a questa proposta- proseguono gli organizzatori- don Ivo, parroco della Cattedrale, si è chiesto “perché non organizziamo un incontro inter parrocchiale cittadino ad Albenga?” e, dalla condivisione insieme ai due parroci, don Gigi (del Sacro Cuore) e don Stefano (di San Bernardino), si è concretizzata l’opportunità di questo incontro, a cui chiunque sia interessato è invitato a partecipare». «Il titolo- spiegano- è tratto dal discorso di papa Francesco al Convegno Ecclesiale di Firenze, tra le altre cose, in quello che un autentico manifesto di cosa voglia dire oggi vivere da discepoli missionari del Risorto nel nostro Paese, aveva sottolineato che “i credenti sono cittadini (…) lo dico qui a Firenze, dove arte, fede e cittadinanza si sono sempre composte in un equilibrio dinamico tra denuncia e proposta (…) nazione non è un museo, ma è un’opera collettiva in permanente costruzione“ e aveva aggiunto, rivolgendosi ai giovani- e non è solo un fatto anagrafico- “vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore (…) impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico (…) le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento». «E’ questo l’orizzonte che proveremo a scrutare venerdì prossimo- dicono- anzitutto mettendoci in ascolto della Parola, con una breve introduzione a sfondo biblico, poi ci sarà spazio per lavori di gruppo tematici su economia e lavoro, cura del Creato e impegno politico, torneremo in “plenaria” per un po’ di dibattito e concluderemo con un piccolo gesto di preghiera e riflessione; lo faremo nella scia dell’ “Evangelii gaudium” e della “Laudato si’”, che sono un po’ il cuore dei contenuti di quanto sarà proposto». «Anche nel nostro territorio siamo chiamati a vivere, sempre riprendendo il Papa a Firenze, “quell’umanesimo cristiano che (…) afferma radicalmente la dignità di ogni persona come figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura”; essere Chiesa tra le case, come suggerisce il significato stesso della parola “parrocchia” vuol dire dare vita, nella concretezza di ogni giorno, a tutto questo, vuol dire far camminare l’annuncio del Vangelo per le nostre strade, nei luoghi in cui trascorriamo le nostre giornate, perché è anzitutto e a partire da lì che siamo chiamati a sperimentare e diffondere la luce e la bellezza della Pasqua». «Pensiamo anche – riflettono ancora i promotori dell’iniziativa che sia, nel nostro piccolo e nella sua semplicità, una bella dinamica di “sinodalità” quella di tre parrocchie che, stimolate dai loro pastori, in collaborazione con un ufficio diocesano, si ritrovano insieme per condividere in questa prospettiva un tratto di cammino, di spazio di riflessione, di tempo di formazione: non è certo un incontro a risolvere il grande problema dell’impegno dei credenti nel sociale, ma è un piccolo seme che pensiamo sia bello e doveroso provare a gettare»

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