Prof. Carlo Agen
In occasione della diciannovesima edizione del Festival Internazionale della Cultura Mediterranea di Imperia, già “Città del Libro” e, per il biennio 2020/2021, “Città che legge”, sono lieto e onorato di poter presentare un articolo dal titolo Gli interventi dei fratelli Biazaci da Busca nel dianese: le immagini come didattica. Un articolo per sensibilizzare i turisti, e ancor più la popolazione locale, detentrice del suo patrimonio storico, artistico e culturale, comunicando, sia pure in poche pagine, il valore estetico, storico ed identitario di questa porzione della Liguria in cui Matteo e Tommaso Biazaci hanno lasciato copiose testimonianze della loro lunga e feconda attività artistica (all’incirca quarant’anni di attività lungo l’asse Piemonte-Liguria). Lo scrivente è ben consapevole che, dei tre macro-ambiti della Storia dell’Arte (medievale, moderna, contemporanea), quello Medievale è oggi il meno coinvolgente, a livello di pubblico fruitore, ma questo perché lo si conosce poco, lo si considera sempre con una certa superficialità, in via generale. Eppure proprio l’Arte Medievale, è stata considerata nell’Ottocento da artigiani, artisti e critici d’arte, primo fra tutti il Ruskin, un modello a cui guardare per rispolverare valori, approcci alla vita e alla società tutt’altro che scevri di solidarietà, gratuità e obbedienza. Nel Medioevo se una comunità necessitava di una Cattedrale, o anche solo di un luogo di culto di modeste dimensioni, si era davvero disposti a digiunare, a compiere sacrifici di vario genere pur di non privare l’Altissimo di una Tenda per stare in mezzo al Suo Popolo. Abbiamo, e lo si vuole ricordare con questo articolo, una visione un po’ sfalsata della cultura e della società medievale; un pregiudizio che ci spinge ad un guardare “male” coloro che hanno abitato i Secoli Bui.
Matteo e Tommaso Biazaci, con la loro serena, umile, spontanea e delicatissima sensibilità estetica tutta mediterranea (o neo-latina) hanno saputo fare della loro Arte un servizio verso coloro che non sapevano leggere e scrivere; un’arte dall’altissima vocazione didattica, e la didattica non può che essere inclusiva! Proprio a Diano Marina, sull’Aurelia, dove si trova l’Oratorio della Santissima Annunziata, sono stati scoperti per la prima volta in Liguria, nel 1983, affreschi della Bottega di questi artisti ancora legati a quel frame, a quella poco ricordata parentesi della storia dell’arte chiamata Gotico Internazionale o Gotico Tardo (o, come in questo caso, Stile dolce a livello descrittivo) che ha aperto (e in un certo senso preparato) la strada alla grande stagione del Rinascimento, la quale ha sostituito i canoni e le norme della tradizione medievale, di ordine spiritualistico, con un razionalismo che ha la sua prima radice nell’architettura. È, infatti, dal rigore dell’applicazione di norme di ordine logico e razionale, volto a conferire un’illusiva verità alle immagini, che riconosciamo il diffondersi e l’affermarsi del linguaggio del Rinascimento, il quale come intende indagare lo spazio matematicamente, così intende esaminare il corpo anatomicamente.