Vivere la sinodalità per il diacono significa riscoprire il proprio ruolo nella Chiesa, la quale naturalmente, come prolungamento nella storia del mistero dell’Incarnazione, “sta sulla strada” per incontrare l’umanità e camminare con essa verso la patria del Regno di Dio. Tre medaglioni biblici, desunti dalle figure di Santo Stefano e del diacono Filippo, così come sono narrate negli Atti degli Apostoli, descrivono l’identità del diacono e consegnano i tratti essenziali del suo impegno sinodale.
Il diacono è chiamato a stare sulla strada della storia come uomo della riconciliazione, della serenità e della giustizia ritrovata, capace di entrare in ogni luogo per l’annuncio di Cristo, con libertà interiore e con piena consapevolezza della propria identità.
Infine, è uomo che si lascia guidare dallo Spirito, senza paura né della strada stessa né della fatica dell’annuncio. La dimensione della diaconalità attraversa ogni ministero. Sono la presenza nella Chiesa di Gesù diacono e devono vivere in prima persona lo spirito del servizio ricordando che in ogni ministero ci si realizza nel Signore soltanto nella misura in cui si serve e si è servitori.
In diaconi permanenti diocesani sono 20, operativi solo 13 quelli disponibili in maggior misura.
Quali caratteristiche per i diaconi diocesani? Rileggiamo alcuni significativi insegnamenti magisteriali: «Il ministero diaconale custodisce e testimonia la disponibilità della Chiesa, nella sua pastorale ordinaria e nella sua missione ‘ad gentes’ a vivere la dimensione missionaria propria di quel popolo che Dio manda agli uomini nella concretezza della storia» [ I Vescovi d’Italia, I diaconi permanenti nella Chiesa in Italia, 1993, 8 ].
«Il diacono… all’interno della Comunità cristiana, è chiamato ad essere memoria viva di Gesù servo, con stile personale di semplicità… E tale memoria poi si declina nello scorrere dei giorni, nel cammino delle Comunità, dall’altare parte catapultata verso le strade, le case, gli ambienti di lavoro, verso le situazioni concrete, gli ammalati, gli ultimi, con spirito di bambino ‘semplice’ e senza prosopopea… non ci interessano i diaconi tuttofare, ci interessa il diacono memoria viva di Cristo diacono» [ Guglielmo Borghetti, Vescovo di Albenga-Imperia, Omelia al Giubileo della Misericordia dei diaconi permanenti, Pieve di Teco 21.5.2016 ].
«La carità come compito della Chiesa: un passo decisivo in quella scelta di sette uomini che fu l’inizio dell’ufficio diaconale… il servizio che dovevano compiere era concreto, ma insieme era senz’altro un vero ufficio spirituale, che concretizzava un compito essenziale della Chiesa… la diaconia, l’amore al prossimo esercitato comunitaria-mente e in modo ordinato, era ormai instaurata nella struttura fondamentale della Chiesa stessa» [Benedetto XVI, Deus caritas est, 21].
«In questi anni sono emerse nuove forme di povertà: molte persone… hanno smarrito il senso della vita e non possiedono una verità su cui costruire l’esistenza… In questi ambienti siete chiamati ad essere servitori della verità… Non è sufficiente annunciare la fede solo con le parole perché, ricorda l’apostolo Giacomo, la fede “se non ha le opere, è morta in sé stessa”» [Benedetto XVI, Discorso ai diaconi permanenti, Roma 18.2.2006].
Dunque: «La missione del diacono e il suo contributo consistono in questo: nel ricordare a tutti noi che la fede, nelle sue diverse manifestazioni – la liturgia comunitaria, la preghiera personale, le diverse forme di carità – e nei suoi vari stati di vita – laicale, clericale, familiare – possiede un’essenziale dimensione di servizio. Voi non siete mezzi preti e mezzi laici – ciò sarebbe ‘funzionalizzare’ il diaconato – siete sacramento del servizio a Dio e ai fratelli… all’interno della famiglia e con la famiglia, all’interno del popolo di Dio e con il popolo di Dio» [Papa Francesco, Discorso ai diaconi permanenti, Milano 25.3.2017].
I presbiteri ed i diaconi servono insieme le comunità: i primi, in specie, nella guida delle parrocchie, che non esige l’esecuzione personale d’ogni compito; così facendo si allarga lo spazio per l’azione dei diaconi, loro primari collaboratori. È un auspicio per realizzare una rinnovata evangelizzazione nella nostra chiesa particolare.