Ricorre in questi giorni l’annuale appuntamento con la “Giornata del Creato”, che, a partire dall’1 settembre scorso, dà avvio ad un “Tempo del Creato” che si prolunga per circa un mese, fino al 4 ottobre, festa di San Francesco. «Si tratta- dice Renato Elena, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale della diocesi di Albenga-Imperia- di iniziative che devono risvegliare la nostra coscienza di credenti, spesso un po’ “anestetizzata”, ad un’autentica ed imprescindibile sensibilità verso il rapporto tra l’uomo e il Creato». «Una fede incarnata- prosegue don Renato- non può non avere a cuore le sorti della “casa comune”, specie nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, e la sua testimonianza non può non passare da stili di vita allo “sguardo di Dio” sul Creato, suo dono affidato alla cura e alla responsabilità dell’uomo. Tutto questo richiama la responsabilità delle nostre comunità ecclesiali di essere generative di processi educativi, a partire dai cammini di catechesi ordinari, che sappiano trasmettere questo messaggio: non si tratta di moltiplicare percorsi ed iniziative, quanto di dare nuova “linfa” vitale, per far sì che il nostro non sia un cristianesimo di forme e di facciata, ma diventi paradigma delle scelte quotidiane». «Gli “strumenti” li abbiamo- sottolinea don Renato- anzitutto, la Parola di Dio, quindi il prezioso insegnamento del Papa, in particolare la “Laudato sì.. ”; penso, ad esempio, quanto alla fruibilità anche con i nostri giovani, al secondo capitolo sul “Vangelo della Creazione” o al sesto su “Educazione e spiritualità ecologica». A questo proposito, proprio il sesto capitolo, secondo il direttore della Pastorale Sociale di Albenga-Imperia, «contiene una riflessione molto interessante, quando al n. 208, afferma che “è sempre possibile sviluppare una nuova capacità di uscire da sé stessi verso l’altro. Senza di essa non si riconoscono le altre creature nel loro valore proprio, non interessa prendersi cura di qualcosa a vantaggio degli altri, manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda”. L’atteggiamento fondamentale di auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità prosegue la “Laudato si ‘” – è la radice che rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente, e fa scaturire la reazione morale di considerare l’impatto provocato da ogni azione e da ogni decisione personale al di fuori di sé. Quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società». «Ci deve accompagnare, in sintesi- conclude don Renato- la consapevolezza che, come dice sempre la “Laudato si’ “ (n. 240) “la persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più entra in relazione, quando esce da sé stessa per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature. Così assume nella propria esistenza quel dinamismo trinitario che Dio ha impresso in lei fin dalla sua creazione. Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità.
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