Domenica scorsa si è svolta presso la cattedrale di Albenga l’assemblea dell’Azione cattolica diocesana. «Abitualmente le assemblee diocesane sono convocate ogni tre anni per rinnovare le cariche elettive dell’associazione – racconta il presidente diocesano Gianmaria Mandara -, ma domenica scorsa è stata un’occasione particolare perché ci siamo ritrovati per festeggiare un compleanno speciale: i primi cento anni di vita diocesana per l’Ac. Infatti, il 7 luglio del 1921, con la formale approvazione del vescovo Cambiaso, veniva costituito l’Ufficio diocesano di presidenza dell’Unione donne cattoliche italiane e il Consiglio diocesano dell’Unione femminile cattolica italiana. Alla presidenza di quella prima esperienza diocesana fu chiamata Maria Efisia Sacchi Garello, una infaticabile e generosa donna che, animata da un profondo zelo apostolico, si prodigò per coordinare le attività dei vari circoli territoriali». Come si sono svolti i lavori di questa giornata? Sono stati fondamentalmente tre i momenti più importanti dell’assemblea: l’inizio delle attività con la lettura del prologo del vangelo di Luca da cui il nostro assistente unitario, don Luciano Pizzo, ha preso spunto per riaffidare ai presenti questo testo che accompagnerà l’anno liturgico ma che tanti soci, in questi cento anni, hanno ascoltato, meditato e pregato. Successivamente abbiamo ascoltato l’intervento da remoto del professor Franco Gallea, presidente diocesano di Ac nella stagione conciliare, che ha magistralmente ripercorso le principali tappe di questo secolo di storia. La terza parte ha visto l’intervento del vescovo Guglielmo Borghetti che, in un secondo momento, ha presieduto la celebrazione della Messa. Quali sono stati i punti più importanti proposti dal vescovo? Dopo averci espresso la stima e l’affetto che lo legano alla nostra associazione, il vescovo, ripartendo dal progetto formativo “Perché Cristo sia formato in voi” e dall’intervento di aprile in cui papa Francesco si è rivolto all’Azione cattolica, ci ha consegnato cinque parole: comunione, sinodalità, missione, diocesaneità e futuro. Con queste parole il vescovo ha definito le coordinate del nostro impegno associativo che deve essere legato a Cristo, per la Chiesa, nella Chiesa locale. Ci sono alcuni momenti particolari che ricorderà? Sono tanti i passaggi che custodisco nel cuore: prima di tutto i messaggi di comunione che sono arrivati da molti sacerdoti, da tante aggregazioni laicali, dall’Azione cattolica delle altre diocesi liguri e dalla delegazione regionale. È stata poi l’occasione per ritrovarsi insieme dopo i mesi segnati dalla pandemia e portare all’altare tante intenzioni di preghiera: il suffragio per i defunti di Ac, l’affidamento per gli ammalati, la richiesta di vocazioni alla vita presbiterale, religiosa, consacrata e familiare, il ringraziamento per i doni che abbiamo ricevuto e riceviamo. E per il prossimo futuro? In maniera provvidenziale questa assemblea si è svolta alla vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione, giorno in cui tradizionalmente l’Ac festeggia l’adesione. Per questa occasione il centro nazionale ha proposto come slogan la formula “rifiorire”. Penso che i mesi che ci stanno davanti saranno un tempo prezioso in cui custodire i semi di bene che stanno crescendo intorno a noi e tra questi penso soprattutto al cammino sinodale. Quale contributo può dare l’Ac al cammino sinodale? Francesco ha definito l’Ac “palestra di sinodalità” perché la nostra associazione mette insieme persone con percorsi, età e sensibilità anche molto differenti ma tutto questo ci provoca ogni giorno a metterci in discussione e ricercare la strada del confronto. Anche la scelta democratica per cui ogni tre anni vengono rinnovate le cariche elettive con un massimo di due mandati è uno strumento a garanzia di questo continuo rinnovamento. Senza presunzione, penso di poter dire che questo bagaglio di esperienza lo stiamo già mettendo a servizio della chiesa locale e ne è prova la buona collaborazione con alcune aggregazioni laicali.
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