«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24, 42). Può sembrare che questa esortazione di Gesù abbia un tono troppo urgente. Ma non è forse questa la verità? La vita è breve, il tempo passa molto velocemente e può capitare che, a causa del ritmo frenetico con cui spesso viviamo, alcuni aspetti centrali della nostra esistenza vengano messi in secondo piano. Il Signore vuole stare con noi, vuole che non lo dimentichiamo, e per questo ci chiama sempre di nuovo. L’invito a vegliare è un’espressione della volontà di Dio, è un modo per svegliarci se siamo un po’ addormentati. Gesù ci invita a riassaporare l’essenziale.
«Vegliate». Il Signore ci chiama a rinnovare il nostro desiderio di santità, a reindirizzare a Dio quello che sia necessario. È lo stesso invito che san Paolo rivolge ai Romani: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne» (Rm 13, 14). Si tratta, in definitiva, di cercare una vita «non secondo lo stile mondano, bensì secondo lo stile evangelico: amare Dio con tutto il nostro essere, e amare il prossimo come lo ha amato Gesù, cioè nel servizio e nel dono di sé. La cupidigia dei beni, la voglia di avere beni, non sazia il cuore, anzi provoca più fame»[3].
Gesù stesso ci viene offerto come dono di vita nuova. Mentre ci prepariamo alla nascita del bambino Gesù, possiamo considerare queste verità. Il Signore desidera riempirci della sua grazia. Questo tempo di Avvento, un tempo di attesa, è un’opportunità per aprirci a questo dono e accoglierlo con tutto il cuore. In questo modo, verrà alla luce la versione migliore di noi stessi, il miglior io in ognuno di noi.