Durante la prima giornata dell’assemblea del clero, nei locali del seminario, il vescovo di Novara, monsignor Brambilla, ha tenuto la conferenza dal titolo “La sinodalità alla prova del rapporto Famiglia e Chiesa”, sviluppandola in due parti: cos’è la sinodalità e il rapporto Famiglia e Chiesa alla prova della sinodalità. Il 30 aprile scorso, papa Francesco, in un discorso all’Azione Cattolica in un commento ha fatto notare come “il piano sinodale non sia tanto da programmare ma uno stile da incarnare. La sinodalità non è un parlamento, non è cercare una maggioranza, un accordo sulle soluzioni pastorali…quello che fa diventare queste cose sinodalità, è la presenza dello Spirito: la preghiera, il silenzio, il discernimento di ciò che condividiamo”. È dunque un evento spirituale. L’insistenza sull’assenza dello Spirito, sottolinea Brambilla, ricorda che, nella Summa Theologiae di Tommaso, la sinodalità è riconducibile al consiglio, come dono dello Spirito Santo e corrisponde alla virtù cardinale della prudenza. Virtù necessaria per ogni decisione, è il primo gradino dell’agire equo e giusto, è l’arte di decidere il giusto e il bene per sé, per la comunità e per la società. Tuttavia non esiste decisione che non si nutra del dono del consiglio che è collegato alla beatitudine della misericordia. La relazione tra virtù di prudenza, dono del consiglio e beatitudine della misericordia, forma la dimensione antropologica, teologica e cristologica della sinodalità. La prudenza richiede un discernimento, si confronta, si colloca nel “fiume della memoria”, sfugge all’idealizzazione e assume il rischio di decidere. Appartiene al sapere pratico, quindi è necessario il concorso di molti. Il dono del consiglio accompagna l’esercizio della prudenza, è la dimensione teologale di ogni percorso sinodale. Reso presente nella liturgia, è il momento sorgivo di ogni evento sinodale che altrimenti diventerebbe pura opera di organizzazione. La beatitudine della misericordia, è la via storica su cui camminano insieme virtù e dono, è la “segnaletica” con cui la Chiesa “fa sinodo”, cioè “fa strada insieme”. La misericordia è tanto necessaria per fare oggi della Chiesa un luogo di legami buoni affinché i credenti portino la gioia del vangelo nel mondo. La seconda parte dell’incontro si è svolta con l’illustrazione di tre esperienze della famiglia, visto che l’esercizio della sinodalità prevede che si possa leggere l’umano della vita di ognuno per immettervi il cristiano, come lievito nella pasta. Le esperienze sono: la casa natale – trasmissione della fiducia fondamentale nella vita – la casa paesaggio – la responsabilità personale e in fine la casa finestra sul mondo che insegna l’apertura sul mondo. La casa è “natale” ha a che fare con il dare la vita, non solo come mettere al mondo, ma un dare alla luce e donare la luce. Il luogo dove sorge la meraviglia di fronte al mondo e la fiducia nella vita. La seconda immagine è la casa “paesaggio”: la casa natale diventa il mondo in miniatura, il primo passaggio per l’esplorazione degli affetti e delle relazioni. Il terzo passaggio è la casa “finestra”, finestra sul mondo, luogo dove elaborare linguaggi, comportamenti, gesti, scelte e iniziative che aprano all’altro per costruire insieme all’altro. L’esperimento sinodale mette alla prova l’esperienza della famiglia per aprirla alla Chiesa e avvicinare quest’ultima alle famiglie, facendo diventare le parrocchie “famiglia di famiglie”.
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