Messaggio del Vescovo ai catechisti per l’Anno catechistico 2019-2020

Carissimi catechisti,

iniziamo ancora una volta il percorso di accompagnamento dei nostri ragazzi nell’ entusiasmante esperienza del catechismo parrocchiale! La catechesi è un pilastro per l’educazione della fede, e per essa occorrono buoni catechisti! Grazie di questo servizio alla e nella Nostra cara Chiesa di Albenga-Imperia.  So bene che non è facile questo ministero ecclesiale: si lavora tanto, ci si impegna e non si vedono i risultati voluti, ma educare nella fede è bello ed entusiasmante! Aiutare i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti a conoscere e ad amare sempre di più il Signore è una delle avventure educative più belle, si costruisce la Chiesa! In un bellissimo Discorso ai Catechisti partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi del 27 settembre 2013, Papa Francesco sottolineava con vigore alcuni passaggi che vorrei riconsegnarvi.

«“Essere” catechisti! Non lavorare da catechisti: questo non serve! Io lavoro da catechista perché mi piace insegnare… Ma se tu non sei catechista, non serve! Non sarai fecondo, non sarai feconda! Catechista è una vocazione: “essere catechista”, questa è la vocazione, non lavorare da catechista. Badate bene, non ho detto “fare” i catechisti, ma “esserlo”, perché coinvolge la vita. Si guida all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimonianza. Ricordatevi quello che Benedetto XVI ci ha detto: “La Chiesa non cresce per proselitismo. Cresce per attrazione”. E quello che attrae è la testimonianza. Essere catechista significa dare testimonianza della fede; essere coerente nella propria vita”. “Essere” catechisti chiede amore, amore sempre più forte a Cristo, amore al suo popolo santo. E questo amore viene da Cristo! E se viene da Cristo parte da Cristo e noi dobbiamo ripartire da Cristo, da questo amore che Lui ci dà.

Ripartire da Cristo significa avere familiarità con Lui, avere questa familiarità con Gesù: Gesù lo raccomanda con insistenza ai discepoli nell’Ultima Cena, quando si avvia a vivere il dono più alto di amore, il sacrificio della Croce. Gesù utilizza l’immagine della vite e dei tralci e dice: rimanete nel mio amore, rimanete attaccati a me, come il tralcio è attaccato alla vite. Se siamo uniti a Lui possiamo portare frutto, e questa è la familiarità con Cristo. Rimanere in Gesù! È un rimanere attaccati a Lui, dentro di Lui, con Lui, parlando con Lui: rimanere in Gesù.

Ripartire da Cristo significa imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro all’altro. Chi mette al centro della propria vita Cristo, si decentra! Più ti unisci a Gesù e Lui diventa il centro della tua vita, più Lui ti fa uscire da te stesso, ti decentra e ti apre agli altri. Questo è il vero dinamismo dell’amore, questo è il movimento di Dio stesso! Dio è il centro, ma è sempre dono di sé, relazione, vita che si comunica… Così diventiamo anche noi se rimaniamo uniti a Cristo, Lui ci fa entrare in questo dinamismo dell’amore… Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di “sistole – diastole”: unione con Gesù – incontro con l’altro. Sono le due cose: io mi unisco a Gesù ed esco all’incontro con gli altri. Se manca uno di questi due movimenti non batte più, non può vivere. Riceve in dono il kerigma, e a sua volta lo offre in dono. Questa parolina: dono. Il catechista è cosciente che ha ricevuto un dono, il dono della fede e lo dà in dono agli altri… È così nella natura stessa del kerigma: è un dono che genera missione, che spinge sempre oltre se stessi. San Paolo diceva: «L’amore di Cristo ci spinge», ma quel “ci spinge” si può tradurre anche “ci possiede”. È così: l’amore ti attira e ti invia, ti prende e ti dona agli altri. In questa tensione si muove il cuore del cristiano, in particolare il cuore del catechista.

Ripartire da Cristo significa non aver paura di andare con Lui nelle periferie. Qui mi viene in mente la storia di Giona, una figura davvero interessante, specialmente nei nostri tempi di cambiamenti e di incertezza. Giona è un uomo pio, con una vita tranquilla e ordinata; questo lo porta ad avere i suoi schemi ben chiari e a giudicare tutto e tutti con questi schemi, in modo rigido. Ha tutto chiaro, la verità è questa. È rigido! Perciò quando il Signore lo chiama e gli dice di andare a predicare a Ninive, la grande città pagana, Giona non se la sente. Andare là! Ma io ho tutta la verità qui! Non se la sente…Ninive è al di fuori dei suoi schemi, è alla periferia del suo mondo. E allora scappa, se ne va in Spagna, fugge via, si imbarca su una nave che va da quelle parti. Andate a rileggere il Libro di Giona! È breve, ma è una parabola molto istruttiva, specialmente per noi che siamo nella Chiesa. Che cosa ci insegna? Ci insegna a non aver paura di uscire dai nostri schemi per seguire Dio, perché Dio va sempre oltre. Dio è sempre fedele, è creativo. Ma, per favore, non si capisce un catechista che non sia creativo. E la creatività è come la colonna dell’essere catechista. Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido. Dio non è rigido! Ci accoglie, ci viene incontro, ci comprende. Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper cambiare. E perché devo cambiare? E’ per adeguarmi alle circostanze nelle quali devo annunziare il Vangelo… Ma attenzione! Gesù non dice: andate, arrangiatevi. No, non dice quello! Gesù dice: Andate, io sono con voi! Questa è la nostra bellezza e la nostra forza: se noi andiamo, se noi usciamo a portare il suo Vangelo con amore, con vero spirito apostolico, con parresia, Lui cammina con noi, ci precede…Dio sempre ci precede! Quando noi pensiamo di andare lontano, in una estrema periferia, e forse abbiamo un po’ di timore, in realtà Lui è già là: Gesù ci aspetta nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima senza fede. … Sempre ripartire da Cristo!»

Quest’anno siamo sollecitati dal nostro Programma Pastorale a guardare allo stile di Gesù, modello di ogni evangelizzatore, missionario, catechista! Riflettiamo nel nostro impegno il suo stile, i suoi sentimenti, la sua forza d’amore. Impegniamoci in uno stile di famiglia coinvolgendo i genitori e lavorando in sintonia piena con i parroci; approfittate con generosità e disponibilità delle occasioni che l’Ufficio Diocesano per la catechesi offre per la vostra formazione permanente.

Vi ringrazio di cuore per quello che fate, ma soprattutto perché ci siete nella Nostra Chiesa. Rimaniamo con Cristo cerchiamo di essere sempre più una cosa sola con Lui; seguiamolo, imitiamolo nel suo stile, nel suo andare incontro ad ogni uomo.

Che il Signore vi benedica e Maria Stella della Nuova Evangelizzazione vi accompagni,

 

                                                                                                                            + Guglielmo Borghetti, vescovo

 

 

Albenga, sabato 14 settembre 2019

Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

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