Il nostro Vescovo in udienza privata dal Santo Padre

Dal Papa, quando e perché? Sono stato in udienza privata dal Santo Padre venerdì 27 aprile; il Papa mi aveva fatto sapere che avrebbe avuto piacere di incontrarmi; io, del resto, desideravo incontralo, ma avevo un po’ di reticenza a chiedere udienza per timore di rubargli tempo prezioso. Il tutto si è realizzato in breve tempo dopo una serie di contatti. L’incontro è stato amabile ed intenso, edificante ed utile per il mio ministero: si è ripetuta l’esperienza delle altre volte: il Vescovo può parlare con il Papa come un prete parla con il proprio Vescovo; la sua capacità di ascolto empatico è formidabile, la sua memoria lucidissima fin nei minimi particolari, il senso di sicurezza che promana dal suo parlare che orienta e corregge il tiro, è forte; insomma una miscela di dolcezza e fermezza ben dosata. Era necessaria questa visita per ragguagliarlo sull’andamento della Diocesi; ancora una volta ho sperimentato quanto gli stia a cuore la Nostra Chiesa locale e come la segua con amore dalla Sede Apostolica; mi aspettava ed è stato contento di sentire notizie aggiornate sulla situazione pastorale diocesana e mi ha raccomandato di non lasciar passare così tanto tempo per il prossimo incontro. Avete parlato della diocesi di Albenga-Imperia nel vostro incontro? Certamente questo è stato il tema principale. Avevo i miei appunti ed ho esposto con ordine le questioni più importanti dopo avergli presentato il saluto affettuoso di tutto il presbiterio, del vescovo emerito e di tutti i fedeli della nostra Chiesa locale; l’ho ringraziato di cuore del Suo magistero illuminante e orientativo, vera bussola del credente nel tempo della complessità; in particolare ho espresso gratitudine per averci donato l’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate. Come ha rappresentato, la nostra diocesi, al Papa? Ho cercato di fare una sintesi del lavoro svolto in questi anni affrontando i principali snodi del cammino diocesano: ho parlato dei sacerdoti, delle problematiche ancora aperte, delle prospettive future, dei nostri seminaristi e delle vocazioni sacerdotali; del Progetto pastorale triennale di cui ha trattenuto copia dicendo che lo sfoglierà volentieri.  Il Santo Padre ha apprezzato in particolar modo l’impegno nell’approfondimento di Amoris Laetitia, la centrazione del Progetto pastorale su Trinità, famiglia ed Evangelii Gaudium, l’ aver introdotto gli Esercizi spirituali annuali del Vescovo con i suoi preti, i Ritiri spirituali periodici, il seguire personalmente i preti più giovani con appositi momenti di incontro e il rilancio della pastorale vicariale; gli ho parlato della  la ri-fondazione della Caritas diocesana e della Locanda del Buon Samaritano, opera segno del Giubileo della Misericordia. Ho evidenziato l’esigenza di potenziare il senso di appartenenza alla Chiesa locale e di superare un certo “individualismo pastorale” e un certo “culturalismo sterile”, dell’esigenza di coniugare fede e cultura, fede e politica. Ovviamente abbiamo parlato di molte altre questioni sulle quali ritengo di mantenere il giusto riserbo. Il lavoro da fare è ancora molto, ma non c’è fretta e Dio fa cose grandi con tranquillità. Come ha sintetizzato le tappe del suo episcopato albenganese a partire dal 1 settembre 2016? Non ho nulla da sintetizzare e soprattutto non ci sono tappe: dal 25 marzo 2015 ad oggi è stato tutto un’immergersi sempre più nella conoscenza del territorio, delle situazioni parrocchiali, della persona e della vita dei preti e soprattutto nel dare fondo alla voglia di annunciare Gesù Cristo Unico Salvatore; la Diocesi non è piccola e non è grande, è complessa, affascinante, ma fortemente esigente. Il Santo Padre ha dato qualche particolare indicazione di prospettiva per la nostra diocesi? Mi ha molto incoraggiato a proseguire con lo stile intrapreso, ricordandomi di coniugare sempre dolcezza e fermezza; mi ha confermato nella linea di pastorale liturgica che ho espresso nel Pro-memoria liturgico pur manifestando grande rispetto e benevolenza per la cosiddetta” area tradizionalista” senza asprezze, ma con grande chiarezza di vedute in ordine al rispetto del cammino della Chiesa nell’oggi di Dio. Ho parlato al Papa della scelta di gestire Casa F.A.C.I e dell’Istituto di Pastoral Counseling, gli ho spiegato il senso dell’avventura intrapresa: usufruire di un luogo utile a sacerdoti in primis, ma anche a fedeli laici, per tempi di preghiera, di riposo, di diffusione della cultura cristiana e di recupero dell’armonia spirituale e psicologica soprattutto nel tempo del disagio o della crisi.  Non solo ha manifestato vero entusiasmo e compiacimento per l’iniziativa, ma mi ha sottolineato con vigore che è quanto mai importante proseguire oggi su questa strada, offrire luoghi di recupero interiore e formare sacerdoti e laici all’arte della consulenza pastorale per esercitare in modo competente l’accompagnamento personale e famigliare e l’esercizio dell’autentico discernimento cristiano. Ha affermato con passione: dica pure che questo gliel’ho detto io! Al termine dell’udienza il santo Padre ha voluto salutare anche il Direttore della Casa F.A.C.I e dell’Istituto di Pastoral Counseling don Patrizio Carolini, che mi ha accompagnato e soprattutto ha voluto incoraggiarlo ad andare avanti con fiducia e coraggio nel suo prezioso lavoro senza lasciarsi turbare dalle incomprensioni anche intraecclesiali. Quali sono per il Vescovo Borghetti le priorità pastorali e organizzative più urgenti per la diocesi? Non voglio ripetermi, ho già sottolineato l’importanza di proseguire nella “diocesanizzazione” delle parrocchie, dei movimenti e delle aggregazioni laicali; che vuol dire potenziare lo spirito di appartenenza alla famiglia diocesana; potenziare il ruolo dei vicariati foranei, dare smalto nuovo alla pastorale giovanile e vocazionale, porre la famiglia al centro, promuovere la pedagogia della carità. Versione integrale dell’intervista che Eraldo Ciangherotti ha fatto al nostro Vescovo dopo la sua visita al Papa apparsa in versione ridotta su Avvenire/Ponente7 del 6 maggio 2018.

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