Omelia del Vescovo per la Pasqua 2018

La risurrezione di Cristo è la nostra speranza

OMELIA DI PASQUA DI RISURREZIONE 2018 1. Formulo di cuore a voi tutti l’augurio pasquale con le parole di Sant’Agostino: “La risurrezione del Signore è la nostra speranza”. Con questa affermazione, il grande Vescovo spiegava ai suoi fedeli che Gesù è risorto perché noi, pur destinati alla morte, non disperassimo, pensando che con la morte la vita sia totalmente finita; Cristo è risorto per darci la speranza. In effetti, una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa: che cosa c’è dopo la morte? A quest’enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico. Lo dichiara con vigore San Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede…Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14-19). 2. Dall’alba di Pasqua una nuova primavera di speranza investe il mondo; da quel giorno la nostra risurrezione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è risorto non solo perché la sua memoria resti viva nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stesso viva in noi attraverso il suo Santo Spirito e in Lui possiamo già gustare la gioia della vita eterna. La Risurrezione non è una teoria, “ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile” (cfr Benedetto XVI): Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba: il Padre lo ha risuscitato! All’alba del primo giorno dopo il sabato, Pietro e Giovanni hanno trovato la tomba vuota. 3. L’annuncio della Risurrezione del Signore Gesù illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Penso al dilagante materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente verificabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla, nulla che viene proposto come approdo definitivo dell’esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il “vuoto” sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Nel tempo in cui si vive “come se Cristo non esistesse” si è in un tempo che giustamente si può definire “era del vuoto” (G. Lipovetsky). Se togliamo Cristo e la sua Risurrezione, non c’è scampo per l’uomo e ogni sua speranza rimane un’illusione. 4. Ma Oggi prorompe con vigore l’annuncio della Risurrezione del Signore Gesù Cristo, ed è la risposta alla solita malinconica domanda degli scettici che si trova anche nel libro di Qoèlet: “C’è forse qualcosa di cui si possa dire: / Ecco, questa è una novità?” (Qo1,10). Con gioia, fiducia e speranza rispondiamo: certamente si! Nel mattino di Pasqua tutto si è rinnovato. “Cristo, nella sua venuta, ha portato con sé tutta la novità” (Sant’Ireneo di Lione). Una novità che cambia l’esistenza di chi l’accoglie, come avvenne nei santi. Così è accaduto per San Paolo. Saulo di Tarso, accanito persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco incontrò Cristo Risorto e fu da Lui “conquistato”. Il suo insegnamento e il suo esempio ci stimolino a ricercare il Signore Gesù. Ci incoraggino a fidarci di Lui, perché definitivamente l’impero del nulla, che tende ad invadere ed intossicare l’umanità, è stato sopraffatto dalla luce e dalla speranza che sgorgano dalla Risurrezione di Cristo. Non è più il nulla che avvolge ogni cosa, ma la presenza amorosa di Dio 5. Se è vero che il nulla e la morte non hanno più potere sull’uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora tanti, troppi segni del loro vecchio dominio. Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore. Il rischio che nelle nostre comunità l’amore possa raffreddarsi esiste: i segni più evidenti di questa mancanza di amore sono l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, la conseguente scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all’incertezza del domani (cfr Francesco, Messaggio per la Quaresima 2018). È urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza. Nessuno si tiri indietro in questa pacifica battaglia iniziata dalla Pasqua di Cristo, Il rischio è grande! La Grande Speranza, che è Gesù Risorto lo è di più!  Anche la nostra comunità diocesana rischia il raffreddamento quando si lascia andare alle prassi di sempre e non osa la fantasia della carità e della missionarietà, quando teme percorsi nuovi e permane nelle sue consuetudini e tradizioni prosciugate dal calore della fede e della carità. I tempi attuali sono difficili, ma affascinanti: ci è richiesto un soprassalto di missionarietà, un sollevarsi dal torpore e dall’indolenza che raffredda la nostra stagione storica, un riprendersi dallo scoraggiamento, un superamento della confusione e della rabbia, un germogliare vigoroso di una voglia di comunione che veda tutti corresponsabilmente costruttori della Chiesa radicati in Cristo Gesù, Redentore dell’uomo e “centro del cosmo e della storia” (San Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis,1). Divampi la speranza che non è fatuo ottimismo, dettato dall’ingenua fiducia che il futuro sia necessariamente migliore del passato, ma che si basa sul fatto certo di Gesù Risorto, Speranza e fiducia nostra. 6. La risurrezione di Cristo è la nostra speranza! Questo la Chiesa proclama oggi con gioia: annuncia la speranza, che Dio ha reso salda e invincibile risuscitando Gesù Cristo dai morti; comunica la speranza che essa porta nel cuore e vuole condividere con tutti, in ogni luogo, specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capace di suscitare il coraggio del bene anche e soprattutto quando costa. Oggi la Chiesa canta “il giorno che ha fatto il Signore” ed invita alla gioia. Lasciamoci incendiare dallo Spirito del Risorto che apre le porte sbarrate dalla paura che raffredda il cuore lasciamoci liberare dalla prigionia dell’io impegnato ad accudire e coccolare se stesso. I nostri cuori ardano di bruciante carità e accolgano la consolazione del Risorto come l’accolsero i cuori dei discepoli di Emmaus! Buona Pasqua di Risurrezione a tutti voi!   Cattedrale di Albenga, 1° aprile 2018                                                                                                      X Guglielmo Borghetti

                                                                                                 Vescovo di Albenga-Imperia
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