Festa di San Leonardo da Porto Maurizio – Omelia del Vescovo

Omelia del Vescovo per la Solennità di San Leonardo da Porto Maurizio, Patrono di Imperia26 novembre 20171. La Città di Imperia celebra oggi il suo patrono: San Leonardo da Porto Maurizio a 150 dalla sua canonizzazione avvenuta su decisione di papa Pio IX il 29 giugno 1867, “francescano dalla parola bruciante, che percorse l’Italia per ammonire e convertire folle immense, richiamando alla penitenza ed alla pietà, pur vivendo egli un’intima unione con Dio” (San Giovanni Paolo II, 30/11/1980). “Eremita missionario”. Sta in questa (apparente) contraddizione tutta la vita di San Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751). Il Papa Pio XI, il 17 marzo 1923, lo nominò patrono dei missionari nei paesi cattolici, dei sacerdoti che si occupano nel tenere le sacre missioni al popolo nelle regioni cattoliche di tutto il mondo; Sant’Alfonso Maria dei Liguori diceva di lui: “E’ il più grande missionario del nostro secolo”. Padre Agostino Gemelli nella sua opera Il francescanesimo, dichiara che si deve principalmente all’opera di San Leonardo da Porto Maurizio, fiancheggiata e proseguita da altri francescani, se le popolazioni italiane, ridestate nella fede e nei buoni costumi, poterono resistere alle idee rivoluzionarie che verso la fine del secolo XVIII causarono altrove disastrose conseguenze; è proprio a questo suo patrocinio che vorrei rifarmi per consegnare a tutti noi in questa giornata a lui dedicata una  riflessione. 2. Nel suo fervore missionario aveva chiesto di poter andare in Cina e in Svizzera per la predicazione: “La tua Cina sarà l’Italia. Così gli fu risposto prima da Innocenzo XII e quindi dal Card Leandro Colloredo; a quest’ultimo in particolare chiese di andare a convertire i ‘Protestanti’ in Svizzera. Dunque oggi vorrei evidenziare l’aspetto per cui siamo concittadini del ‘patrono dei missionari nei paesi cattolici’. Missionario non ‘ad gentes’ , bensì  ‘intra gentes’.  Missionarietà a cui tutti siamo chiamati in forza del nostro battesimo. 3. Al n. 34 della Christifideles Laici (1988) l’Esortazione post sinodale di San Giovanni Paolo II si dice: “Urge rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali… dove si conservano tuttora molto vive tradizioni di pietà e di religiosità popolare cristiana; ma questo patrimonio rischia di essere disperso sotto l’impatto di molteplici processi, tra i quali emerge la secolarizzazione…”. E proseguo con papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione…. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione... Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari” (EG 120). 4. San Leonardo, presente e vivo in mezzo a noi, ci sollecita a questa impostazione della nostra vita cristiana intesa come missione permanente. I tempi sono difficili e l’affievolirsi del senso di Dio e dell’appartenenza alla Chiesa sembrano imporsi. É giunto il tempo di una nuova evangelizzazione, di una nuova stagione evangelizzatrice! Di certo la missione è azione complessa e si esplica in vari modi, la prima forma di evangelizzazione è la testimonianza, anzi possiamo dire che la testimonianza è la prima e insostituibile forma della missione: Cristo, di cui continuiamo la missione, è il “Testimone” per eccellenza (Ap 1,5;3,14) e il modello della testimonianza cristiana. La testimonianza cristiana è vivere in uscita da se stessi come è vissuto Gesù è accettare l’invito ad andare fuori ad uscire fuori – cfr “Lazzaro vieni fuori” (Gv 11,43) Nella Sacra Scrittura appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti. “Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: «Va’, io ti mando» (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: «Andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,7). Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 20).Quando il Vangelo è stato annunciato e testimoniato fiorisce la vera gioia, quella cristiana che porta nella sua intima natura la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre (Cfr  EG 21).5. La nostra città ha bisogno di valori cristiani che sono profondamente rispondenti ai valori umani più nobili – del resto Cristo è la forma profonda dell’uomo ed in Lui c’è la rivelazione della pienezza dell’umano-; ciò che davvero è umano è primariamente cristiano. Qui il fondamento di una autentica laicità. “Occorre superare, carissimi fratelli e sorelle, quella frattura tra Vangelo e cultura che è, anche per l’Italia, il dramma della nostra epoca; occorre por mano a un’opera di inculturazione della fede che raggiunga e trasformi, mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero e i modelli di vita (cf. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 19-20), in modo che il cristianesimo continui ad offrire, anche all’uomo della società industriale avanzata, il senso e l’orientamento dell’esistenza. 6. San Leonardo ha consumato la sua vita per annunciare il Cristo Unico Signore della storia Rivelatore del Padre e Rivelatore dell’uomo. “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Cristo, che è l’Adamo definitivo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (GS 11). Alla sua intercessione affido la città, i vostri propositi di vita cristiana, la vostra fedeltà, nel tempo presente, a Gesù Cristo Signore dell’Universo e della storia. Così sia! X Guglielmo Borghetti, Vescovo

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