Settimana intensiva di Pastorl Counseling

Dal 10 al 15 luglio si è svolta la settimana intensiva che ha inaugurato il nuovo ciclo di studi dell’Istituto di Pastoral Couseling nella nostra diocesi. Questo percorso, già radicato nella Chiesa italiana da oltre un decennio, approda ora come sua sede legale ad Albenga, mantenendo due poli formativi nella Casa F.A.C.I. di Marina di Massa e nel Seminario vescovile di Albenga. L’iter formativo prevede un triennio dove i corsisti sono chiamati a radicare il proprio “sapere”, attraverso un piano di studi articolato nelle varie discipline filosofico – teologico – pastorali e psicologiche, per una comprensione sempre più profonda dell’umano, così come Dio lo ha pensato, voluto e creato nel suo disegno di amore. Ma questa conoscenza è la radice da cui germogliano il “saper essere”, un cammino cioè di lavoro su sé stessi, sui propri limiti e potenzialità, ed il “saper fare”, nell’acquisizione vera e propria della competenza di counseleur.
Partendo da queste indicazioni di base si può intuire il fascino di questo itinerario, da una parte personale, nello sviluppo del proprio “essere per” gli altri, ma dall’altra parte certamente comunitario, compartecipato con coloro che perseguono il medesimo itinerario e che diventano un vero e proprio gruppo operativo proteso all’ “essere con”. La settimana si è svolta nel Seminario di Albenga con la partecipazione di otto nuovi iscritti al primo anno, appartenenti quasi interamente alla stessa diocesi di Albenga, per la maggior parte laici, ma con la presenza di due sacerdoti ed un diacono. Il cammino è stato davvero intenso, ma affascinante ed entusiasmante in entrambe le direzioni, sia per le competenze acquisite che aprono finestre di pensiero sicuramente interessanti sull’antropologia cristiana e sul ciclo di sviluppo della vita umana, in particolar modo ripreso nell’ottica della relazione, sia per l’amalgama di gruppo che è emersa sin dal primo giorno.
La speranza auspicata è che questa esperienza possa raggiungere sempre di più le nostre realtà diocesane e non, diventando ancora di più un servizio ecclesiale “missionario” di grande importanza per avvicinare, come “buon samaritani”, quelle situazioni di fatica e di sofferenza che spesso sono accanto a noi e in noi e con le quali è spesso difficile interagire positivamente ed in modo costruttivo. 
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