1. “Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba”. É gesto di pietà, non sanno che cosa le attende. Nel loro cuore c’è lo sgomento di avere perso Gesù, non c’è più, è morto, andiamo a onorarne la tomba. E soprattutto l’idea che dentro al sepolcro c’è un cadavere di uno nel quale avevano riposto tanta speranza; ormai, però, inesorabilmente cadavere. Insomma la delusione per un’impossibile primavera della vita. “Vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa”. Un grande sisma scuote la terra, proprio come era accaduto alla morte di Gesù ed anche qui indica che Dio è all’opera: è collegato propriamente all’apparizione di un angelo che scende dal cielo, apre il sepolcro e fa rotolare via la pietra che sappiamo dal capitolo precedente essere ‘grande e sigillata’. Si apre l’accesso al sepolcro ad opera dell’inviato di Dio; i soldati tremano di paura e restano come morti: i ‘custodi della morte’ che si oppone alla vita con la pietra rotolata sono vinti! Tutti i custodi della morte sono vinti da Dio, il Signore della Vita! L’angelo si rivolge alle due donne e dice loro: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto” Le donne non devono avere paura, loro non sono ‘custodi della morte’! L’angelo seduto sulla pietra annuncia il messaggio pasquale: “È risorto”. C’è bisogno di un intervento del cielo per far “rotolare la pietra” e aprire il sepolcro del cuore; quella pietra che ci impedisce di gustare la gioia dell’evento compiuto della Pasqua di Risurrezione; il cielo si è mosso ed ha inviato il suo angelo! Una parola arriva al cuore dilaniato e deluso: ‘Non è qui. E’ risorto‘. Cioè non è nel sepolcro, il sepolcro è vuoto e Lui Vive! L’annuncio risuona potente come squillo di tromba nel silenzio nichilistico della storia e dice che la Vita è più forte della morte, la speranza vince la disperazione e lo sgomento: “dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1Cor 15,55). Un evento radicalmente nuovo si è prodotto nelle viscere della storia: il Figlio di Dio fatto uomo è entrato nella morte e dalla morte il Padre lo ha tirato via nella potenza dello Spirito Santo, tornato glorioso ha impregnato di risurrezione l’universo: tutto è misteriosamente toccato, contaminato dalla potenza rivitalizzante e ricostruttrice. Nulla è più come prima. Qualcosa di nuovo è esploso e una energia potente protegge la vita finalmente liberata dalla morte; il sepolcro non solo è aperto, ma è vuoto! 2. Al messaggio segue immediatamente l’incarico: debbono portare la notizia ai discepoli che nella passione erano venuti meno, si erano dispersi: il Risorto li precede in Galilea. La saranno riaccolti, lo vedranno. Da un angelo inviato da Dio il messaggio pasquale è stato comunicato alle donne, i discepoli lo ricevono dalla bocca delle donne, noi lo riceviamo dalla bocca dei discepoli: la Chiesa nasce dall’annuncio del Crocifisso risorto, e vive nella gioia dell’incontro con Lui. Annunciare la Vita nella sua pienezza e nella sua eternità, è l’affascinante missione della Chiesa del Risorto. All’uomo smarrito, all’uomo chiuso nel suo ego vorace, all’uomo narcisista insaziabile, mesto, spesso violento, la Chiesa del Risorto annuncia, celebra e testimonia la possibilità di stare in questo mondo in modo alternativo: nell’amore e nella pace e di stare nell’altro mondo, quello dell’eternità beata, nella gioia che mai avrà fine. Ed è bello sottolineare il ‘ministero della donna’, custode e annunciatrice della pienezza della vita; a chi custodisce la vita è consegnata la notizia più bella e sconvolgente: Cristo è risorto! 3. “Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli”: abbandonato il luogo del sepolcro le donne eseguono l’incarico, ‘in fretta’, ‘corrono’, verbi importanti che dicono tutta la gioia pasquale; e mentre sono ancora in cammino Gesù, il Risorto viene loro incontro e dice: ‘rallegratevi’. Evangelii gaudium! La gioia del Vangelo! Mentre vanno verso gli altri, viene loro incontro l’Altro, il Risorto. Se non fosse per quell’aria di primavera e per quel verde luminoso e incantato, trapuntato dal colore degli alberi da frutto in fiore della nostra riviera ligure e del nostro entroterra, potremmo dire che tutto è uguale; sembra non esserci traccia di un che di diverso: la crisi economica morde ancora le nostre famiglie ed aziende e incide sui bilanci famigliari e sulla nostra serenità, la fantasia criminale del terrorismo, ci sconvolge. Lo sconcerto destato dalla recente ennesima strage di bambini e civili uccisi in Siria da gas tossici, dai fatti inquietanti di Stoccolma, dal duplice attacco alle chiese cristiano-copte in Egitto e dalle guerre dimenticate che perdurano ieri la strage di sfollati che tentavano di scappare dall’inferno ad Aleppo, da nuovi possibili scenari di guerra totale: certo “se pensiamo che le cose non cambieranno, ricordiamo che Gesù Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte ed è ricolmo di potenza. Gesù Cristo vive veramente. …Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida” (Francesco, Evangelii gaudium 275). 4. La Risurrezione di Gesù non è evento del passato; essa contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo intero. “Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali. È vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. In un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile. Ci saranno molte cose brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare ed a diffondersi” (Francesco, Evangelii gaudium 276). Evdokimov, grande teologo ortodosso del ‘900, ci aiuta quando afferma che la Risurrezione è accessibile da una prospettiva fenomenologica e da una ontologica. Noi percepiamo ancora solo quella fenomenologica, non individuiamo i segni della risurrezione in atto nella storia, bensì i segni della morte: non ci sembra vero che se Gesù è risorto le cose possano andare come prima; in altri termini stiamo andando al sepolcro e siamo persuasi che tutto sia finito e nulla sia cambiato nel mondo e nell’uomo. Invece nel profondo dell’essere tutto è rinnovato. Sono state fatte nuove tutte le cose (cfr Ap. 21,5); i nostri occhi, come quelli dei discepoli di Emmaus, sono ancora incapaci di ri- conoscerlo e viviamo una sorta di lutto divino. C’è una pietra, c’è un cadavere. Triste Chiesa quella in lutto per il suo Signore, triste Chiesa quella senza ‘la grande speranza’. 5 “Vi precede in Galilea”. Si Gesù ci precede sempre, sempre; ci precede e ci aspetta in Galilea per cominciare la missione, quella che durerà fino al suo ritorno, per cominciarla là dove era iniziata la prima missione: la Galilea a nord della Palestina è il luogo dove Gesù ha inaugurato la propria missione e dove l’ha proseguita fino alla salita a Gerusalemme, la Galilea è il terreno ideale dell’amalgama tra giudei e pagani, (persino la sua etimologia ebraica richiama questo aspetto ‘galil’ ‘il distretto delle nazioni’ (Is 8,23)). Là da secoli Israele si trova al crocevia delle genti, luogo obbligato di passaggio degli eserciti stranieri e dei mercanti. Questa provincia diventa il centro missionario per eccellenza: la Galilea è simbolo dell’apertura verso il mondo intero, i discepoli sono invitati a ritrovarsi dietro a Gesù per una nuova spedizione missionaria: Gesù, il Risorto, Signore del cosmo e della storia è ‘la grande speranza’, dopo averci aperto gli occhi ed aver fatto vedere la Risurrezione nella profondità dell’essere, dissipa le nubi del sospetto e del dubbio, ci dona la certezza che un mondo nuovo è già iniziato; ai discepoli portarlo in superfice, ai discepoli la consegna di essere testimoni della sua Risurrezione nella nuova stagione di evangelizzazione che ci vede protagonisti.
OMELIA PER LA DOMENICA DI PASQUA DI RISURREZIONE 2017
6. Vi affido a Maria, ‘Donna del terzo giorno’ (T. Bello), Donna della Pasqua, con amore e affetto di Padre e di Pastore invio la mia benedizione a tutte le famiglie della Diocesi, in particolare a quelle che soffrono per problemi di malattia, di mancanza di lavoro, di situazioni di fatica negli affetti: a tutte dico: riscoprite la gioia del Vangelo: “Cristo è risorto Alleluia Alleluia!”