Omelia del Vescovo per la Santa Messa del Giorno di Natale 2024 – Albenga – Cattedrale di San Michele Arcangelo

L’inatteso e l’improbabile

1. Cari fratelli e sorelle, in questo Santo Giorno recuperiamo la consapevolezza che è nato per noi un Salvatore! Lo avvertiamo. Tutto ci parla di un neonato singolare, unico. La nascita è un sempre evento gravido di speranza! E l’atmosfera di questo giorno profuma di speranza!

2. Ben sappiamo che gli eventi fondamentali di ogni uomo sono la nascita e la morte: eppure i maestri del pensiero hanno privilegiato il parlare della morte, da Socrate fin quasi ai giorni nostri. Difficilmente parlano della nascita come di una caratteristica strutturale e fondativa della persona umana. Bisogna attendere il pensiero femminile del Novecento –e come potrebbe essere diversamente – e incontrare donne come Hannah Arendt filosofa e politologa tedesca naturalizzata statunitense, una dei più influenti teorici politici del XX secolo e Marìa Zambrano, filosofa e saggista spagnola; due donne perseguitate e costrette all’esilio, per avere una filosofia della natalità, un pensiero della natalità. Ogni neonato, nel suo apparire “fra noi” e “qui” introduce qualcosa di radicalmente nuovo in un mondo già dato e configurato. Ogni neonato è un inizio e, con la sua unicità, può introdurre nella storia cose inedite, inaspettate, assolutamente imprevedibili. “Il fatto che l’uomo sia capace d’azione significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile” (HANNA ARENDT).

3. Dal Bambino di Betlemme ci attendiamo l’inatteso, ciò che è infinitamente improbabile: la liberazione dalla morte, dalla guerra, dalla infelicità, in una parola dal peccato. Quel Bambino comincia la sua strada nel mondo, è l’Eterno nel tempo che indossa la nostra pochezza e la trasforma: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio: meraviglioso scambio che ci ha redento! Ciascuno di noi non è una statua, è un viaggio, con tutti i rischi di questo viaggiare fallibile e sovente disorientato. La nascita di un nuovo essere umano pone una discontinuità nelle pieghe della storia, interrompe la ripetizione sempre uguale dell’identico. Con l’Incarnazione del Figlio eterno del Padre e la sua nascita da una Donna il cristianesimo rappresenta una rottura profonda con la concezione greca del Destino: per i greci il Fato inesorabile si impone anche agli dèi. La storia non è altro che eterno ritorno e tutto è già stato scritto. Nessuna novità è possibile. La natalità rappresenta invece “il miracolo che preserva il mondo, la sfera delle faccende umane dalla sua normale, ‘naturale’ rovina perché in ogni nuovo inizio è inscritta essenzialmente la facoltà di agire. Nascere vuol dire apertura al futuro, è sempre un miracolo perché spezza la catena dell’inesorabile (MARIA ZAMBRANO).

4. Per questo si scatenano le forze che vorrebbero bloccare e annullare la vita per ripetere continuamente ciò che è già stato. “Erode sta cercando il bambino per ucciderlo” (Mt 2, 13). Erode è simbolo del potere e il potere odia il nuovo perché lo avverte come una minaccia per la sua perpetuazione. Questa lotta della vita contro le forze del male si chiama speranza ovvero la possibilità di un nuovo inizio sempre; nulla è dato come irrimediabile, c’è sempre la possibilità del riscatto.

5. Certo il Bambino di Betlemme ci porta l’inatteso e l’infinitamente improbabile, ma lo offre in dono alla nostra libertà che è invitata ad accoglierlo “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Questa è la vita del cristiano accogliere il dono del Verbo che si è fatto carne, dono che è Lui stesso, diventare figli in Lui ed agire come Lui. La nostra vita è un nascere continuo, noi non siamo mai nati del tutto e vivere è portare a compimento la nostra vita in Cristo, così ogni piccolo atto della nostra esistenza acquista un senso, una direzione: vivere da figli nel mondo e realizzare l’inatteso e l’improbabile. “Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme” (Is,52,9).

6. Il Bambino di Betlemme come uomo nasce e inizia il suo viaggio, si apre al futuro e con la sua libertà compie la volontà del Padre fino in fondo, Betlemme guarda a Gerusalemme. La mangiatoia si collega al Golgota, partenza e traguardo. E’ il pellegrinaggio della Speranza che in questo anno giubilare siamo invitati a compiere. Maria, la Madre della Speranza e del Buon Cammino ci accompagni con la sua preghiera. Così sia!

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