Omelia del Vescovo per la Santa Messa della Notte di Natale 2024 – Albenga – Cattedrale di San Michele Arcangelo

A Betlemme nasce la speranza!

1. Nella Messa della Notte Santa di Natale risuona in tutte le chiese cattoliche l’annuncio dell’angelo ai pastori: “Non temete, ecco io vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi è il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,10-12).

2. Sulla scia dei pastori, anche noi ci muoviamo spiritualmente verso Betlemme, dove Maria ha dato alla luce il Bambino in una stalla, “perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc 2,7). Il Natale è diventato una festa universale, e anche chi non crede percepisce il fascino di questa ricorrenza. “Il cristiano, però, sa che il Natale è un avvenimento decisivo, un fuoco perenne che Dio ha acceso nel mondo, e non può essere confuso con le cose effimere. È importante che esso non si riduca a festa solamente sentimentale o consumistica. Il consumismo ci ha sequestrato il Natale…è necessario arginare una certa mentalità mondana, incapace di cogliere il nucleo incandescente della nostra fede, che è questo: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e questo è il nocciolo del Natale, anzi: è la verità del Natale; non ce n’è un’altra” (FRANCESCO).

3. Il Natale ci invita a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia, storia nella quale gli uomini, feriti dal peccato, vanno incessantemente alla ricerca di verità, alla ricerca di misericordia, alla ricerca di redenzione; e, dall’altra, sulla bontà di Dio che ci è venuto incontro per comunicarci la Verità che salva e renderci partecipi della sua amicizia e della sua vita. Il Natale rimuove dai nostri cuori e dalle nostre menti il pessimismo. I teatri di guerra aperti sulla scena del mondo ci smarriscono e ci inquietano, anche la Terra di Gesù è bagnata di sangue innocente. Superare il senso di smarrimento, non lasciarci sopraffare dalle sconfitte e dai fallimenti è possibile solo nella ritrovata consapevolezza che quel Bambino umile e povero, nascosto e inerme, è Dio stesso, fattosi uomo per noi. Questo avvenimento ci dona tanta gioia, tanto coraggio, tanta speranza.

4. Si, a Betlemme nasce la speranza! Betlemme è ricordata come ‘la città di Davide’, si trova in Giudea, a sud della Palestina, a pochissimi chilometri da Gerusalemme; sorge su una collina a circa 775 metri sul livello del mare. Si adagia su due colline dei monti della Giudea, i cui versanti, con alture e terrazze, erano un tempo ricoperti di vigne, fichi, mandorli, melograni e olivi. Anticamente fu abitata dai Cananei che la denominarono “casa (Bet) di Lachamu”, dal nome di una divinità pagana che significa “dio della guerra” o “dell’alimentazione”. Gli arabi la chiamano Beit-Lahm, “casa della carne” per le numerose greggi che vi vengono allevate. Nella Bibbia ebraica il nome cananeo è diventato Bêt-Leḥem, cioè casa del pane. La tradizione, insieme “a casa del pane” mantiene anche il significato di “casa della battaglia”; sono echi provenienti da tempi lontani, in cui la guerra era endemica e si lottava per il pane. Purtroppo, la guerra è ancora endemica. Nella città del pane e della battaglia Dio entra nella storia come un bambino, e pone la condizione di possibilità che Betlemme sia solo ‘la casa del pane’ e non più anche della battaglia! La Speranza si fa carne ed entra nella storia!

5. Dio non ci ha liberato dall’alto, da lontano, ma ha assunto pienamente la nostra condizione umana, eccetto il peccato. Tutta l’umanità è in Lui. Egli ha preso tutto ciò che siamo, così come siamo. Questo è ‘il nucleo incandescente della nostra fede’. Il Natale è la festa dell’Amore incarnato, dell’amore che si è fatto uno di noi in Gesù Cristo. “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11): questa città è Betlemme! “In questa ‘casa’ il Signore dà oggi appuntamento all’umanità. Egli sa che abbiamo bisogno di cibo per vivere. Ma sa anche che i nutrimenti del mondo non saziano il cuore” (FRANCESCO): c’è bisogno di un cibo ‘altro’, che venga dall’Alto e che permetta che la casa della battaglia sia solo casa del pane. Nella Scrittura il peccato originale dell’umanità è associato proprio col prendere cibo: “prese del frutto e ne mangiò” (Gn 3,6) Adamo ed Eva non semplicemente mangiarono, ma avevano brama di possesso e di onnipotenza. “Avere, riempirsi di cose – dice il Santo Padre Francesco in una sua omelia del Natale del 2018 – pare a tanti il senso della vita. Un’insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non hanno pane per vivere”.

6. L’uomo di ogni tempo è schiavo delle proprie passioni disordinate, il Bambino di Betlemme viene e indica un altro modo di mangiare, un pasto inaudito con ingredienti inediti. “Betlemme è la svolta per cambiare il corso della storia. Lì Dio, nella casa del pane, nasce in una mangiatoia. Come a dirci: eccomi a voi, come vostro cibo. Non prende, offre da mangiare; non dà qualcosa, ma sé stesso. A Betlemme scopriamo che Dio non è qualcuno che prende la vita, ma Colui che dona la vita… All’uomo, abituato dalle origini a prendere e mangiare, Gesù comincia a dire: “Prendete, mangiate. Questo è il mio corpo” (Mt 26,26). Il corpicino del Bambino di Betlemme lancia un nuovo modello di vita: non divorare e accaparrare, ma condividere e donare. Dio si fa piccolo per essere nostro cibo” (FRANCESCO).

7.“Nutrendoci di Lui, Pane di vita, possiamo rinascere nell’amore e spezzare la spirale dell’avidità e dell’ingordigia. Dalla ‘casa del pane’, Gesù riporta l’uomo a casa, perché diventi familiare del suo Dio e fratello del suo prossimo. Davanti alla mangiatoia, capiamo che ad alimentare la vita non sono i beni, ma l’amore; non la voracità, ma la carità; non l’abbondanza da ostentare, ma la semplicità da custodire” (FRANCESCO). Gesù Cristo è la luce degli uomini che splende nelle tenebre, luce che dà senso all’esistenza umana e alla storia intera. In quest’anno giubilare sotto il segno della Speranza cristiana ciascuno accolga il nuovo modello di vita inaugurato da Gesù, in Lui e da Lui avremo la forza per superare ogni egoismo e diventare veri costruttori di Pace. Così sia!

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