E poi è arrivato quel ragazzo delle scuole medie a dire di non aspettare che qualcuno ci chieda aiuto: bisogna essere attenti agli altri e porgere la mano in anticipo, perché qualche volta si ha vergogna di chiedere. Ecco, basterebbe questo episodio per capire che iniziative come il concorso diviso in due filoni, “Vivere la comunità” e “Un cesto di carità”, promosso dalla Caritas diocesana di Albenga-Imperia, smuovono gli animi, suscitano riflessioni larghe tra i giovanissimi, nello specifico tra i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado e tra i gruppi di catechismo. Invece di riscontri in questo caso don Alessio Roggero, vicedirettore della Caritas diocesana, e tutti gli insegnanti e i catechisti coinvolti, ne hanno avuti tanti, già dagli incontri della fase preparatoria.
I GIOVANI PROTAGONISTI
«Sentivamo il desiderio e il bisogno di coinvolgere i più giovani – racconta don Alessio –. Gli operatori della carità lamentano di essere “sempre gli stessi” e “sempre più anziani”. Gli ultimi Convegni nazionali delle Caritas diocesane hanno incoraggiato la partecipazione dei giovani e ricordo che anche don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ospite qualche mese fa ad Albenga al nostro Convegno diocesano, nel suo intervento ha detto che “occorre rendere i giovani protagonisti” coinvolgendoli con le loro capacità. Abbiamo pensato subito a qualcosa che potesse animarli di più rispetto a una colletta. Volevamo invitarli a pensare».
Ecco allora le due proposte lanciate la scorsa primavera: per le scuole, “Vivere la comunità”, in collaborazione con l’Ufficio diocesano Scuola I.R.C. e Pastorale scolastica; per i gruppi di catechismo “Un cesto di carità”, in collaborazione con l’Ufficio Catechesi. Si è chiesto ai ragazzi di produrre elaborati originali (audio, video, testo, immagini, ma anche modellini, sculture, …), capaci di suscitare emozioni e frutto di un lavoro di squadra.
Due, quindi, le parole chiave: carità e comunità. Non è facile individuarne il nucleo, il cuore. Don Alessio: «Nell’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro abbiamo constatato che le ore dei giovani nei Centri di ascolto-servizio sono per loro le più coinvolgenti. Non è tuttavia scontato comprendere cosa distingue lo stile Caritas quando si agisce “per il bene del prossimo”. Ritengo importante promuovere una cultura della solidarietà, incoraggiare a informarsi sulle persone che hanno agito e agiscono per il bene del proprio territorio e comprendere perché lo fanno. Questo abbiamo cercato di fare con il concorso. Approfitto per ringraziare tutti gli insegnanti per la grande disponibilità. Sono stato ospite nei loro istituti e mi è stato concesso del tempo per parlare con gli studenti e presentare la Caritas».
NELLA SCUOLA DI ALBENGA
Di fatto sono tanti gli insegnanti che hanno aderito all’iniziativa, convinti da subito che potesse rappresentare un’opportunità di conoscenza e riflessione per i ragazzi. Ce lo conferma Florinda Costantino, insegnante di religione della scuola secondaria di primo grado Mameli-Alighieri, dell’Istituto Comprensivo Albenga 1. «I ragazzi hanno partecipato con entusiasmo. Alcuni avevano fatto esperienza presso le opere segno della Caritas perché provengono da famiglie immigrate, e dunque per loro è stato più semplice capire il senso di comunità. Anche gli altri conoscevano la Caritas, ma la legavano soprattutto alla colletta alimentare, al pacco. Durante il percorso che ha preceduto la creazione dell’elaborato hanno scoperto che Caritas fa molto di più: sostegno alle famiglie, supporto psicologico, …».
Le classi scolastiche sperimentano naturalmente comunità, sono comunità. E nella scuola dove insegna Florinda le piccole comunità costituite dalle singole classi si sono incontrate tra loro proprio grazie al concorso. «È vero. Tutti sono stati invitati a partecipare in maniera attiva. Abbiamo pensato a formare i ragazzi di terza media che poi, a loro volta, con il nostro aiuto, sono diventati formatori degli alunni di seconda e prima media, ma anche dei bambini più piccoli, essendo il nostro un Istituto comprensivo. E ogni attività della proposta li ha trovati pronti. Abbiamo organizzato una colletta alimentare, raccolto materiale, preparato manifesti, realizzato foto».
Insomma, un coinvolgimento che ha dato i suoi frutti se Florinda ha avuto quel riscontro dal ragazzo di cui sopra. E ha portato anche il primo premio, perché l’Istituto Comprensivo Albenga 1 ha vinto il concorso “Vivere la comunità”. Florinda ne è rimasta sorpresa. «Non me lo aspettavo – ammette ancora incredula –. Eravamo in tanti. Ma credo che la forza del video stia nella mano con il cuore all’interno. Tutto ciò che muove le nostre mani, il nostro senso di carità è mosso a sua volta dal cuore. Credo che la giuria abbia colto questo messaggio».
Un premio assegnato ai suoi alunni che Florinda vive con soddisfazione. Anche, però, per la possibilità che l’iniziativa ha rappresentato per lei stessa: «Mi ha permesso di dedicare più tempo del solito ai ragazzi. Abbiamo svolto anche incontri pomeridiani. E li ho scoperti in una veste diversa. Tendono di solito a chiudersi in loro stessi, a non esprimere le varie sensibilità, a far vedere che non hanno bisogno di nessuno. Invece sono molto… comunitari, sanno sostenersi l’un l’altro. Ho sempre creduto in loro, però adesso li conosco meglio. E attraverso il percorso di “Vivere la comunità” ho avuto modo di farlo vedere agli altri».
AMBITI E OBIETTIVI
Anche l’altro filone del concorso, quello dal titolo “Un cesto di carità”, sempre promosso in occasione dei 50 anni della Caritas diocesana di Albenga-Imperia ma rivolto alle classi di catechismo, era stato presentato sin dall’inizio con ben chiari gli ambiti e gli obiettivi che li caratterizzano entrambi. Gli ambiti: >> Conoscere, comprendere ed elaborare l’idea di carità confrontandosi con lo stile Caritas. >> Praticare, individuare i modi in cui la carità è stata vissuta in passato e come potrà ancora esserlo in futuro. >> Valorizzare, raccontare la vita e le opere delle persone che hanno pensato e agito animati dalla carità. Gli obiettivi, in dialogo con lo stile Caritas: >> Scoprire, comprendere e divulgare i valori che, con riferimento al territorio diocesano hanno ispirato persone a dire parole e compiere opere che hanno contribuito a rendere felici e/o reso migliori gli altri; >> Dare valore al merito personale quando è finalizzato all’interesse della collettività; >> Mostrare quanto siano determinanti amicizia, sportività, generosità, coraggio, spiritualità e cultura se posti al servizio del bene della comunità.
CON IL GRUPPO DI CATECHISMO DI ALASSIO
Per il primo premio in questa “categoria” ci spostiamo ad Alassio, sempre diocesi di Albenga-Imperia. Parrocchia Sant’Ambrogio. «Quando abbiamo letto il bando del concorso che chiedeva di mettere in evidenza una realtà vicina a noi che fosse un esempio di carità – ci scrivono le catechiste – abbiamo immediatamente pensato al Banco di Solidarietà “Suor Assunta Bonadiman”, che ha sede nella nostra parrocchia. Abbiamo quindi chiesto la collaborazione dei volontari del Banco, che sono venuti nel gruppo a spiegare ai bambini in che modo l’ente per il quale operano sia strumento di carità e con loro siamo andati a vedere in concreto come vengono confezionati i “pacchi” distribuiti a tante famiglie della città. Abbiamo poi deciso di girare uno spot pubblicitario per il Banco di Solidarietà, cercando di raccontare una storia bella che avesse un significato profondo e che illustrasse attraverso le immagini cosa significhi la parola “carità”, intesa non solo nel senso di aiuto economico, ma anche, e forse soprattutto, di vicinanza concreta e di attenzione a chi è solo o in difficoltà».
Proseguono le catechiste: «Uno degli aspetti più belli di questa esperienza è stato lavorare insieme a diverse persone e realtà della parrocchia: abbiamo coinvolto Beppe Rizzo, che con la sua esperienza con la cinepresa ha filmato le varie scene, interpretate in modo molto spontaneo dai bambini sotto la sua direzione, e le ha montate; Carlo Grancelli, un nonno che si è prestato a fare la parte dell’anziano solo; i volontari del Banco di Solidarietà Orietta, Gianni, Sandro… Il risultato è un video che racconta una storia che partendo da una situazione di oggettiva difficoltà, come la solitudine, si conclude con un lieto fine».
Le premiazioni dei due video si sono svolte… a domicilio, nella parrocchia di Alassio e nella scuola di Albenga, dove Florinda, l’insegnante di religione, ha riscontrato reazioni positive da parte di tutti gli insegnanti. E non solo. Ci racconta, infatti, che « la dirigente della scuola mi ha chiesto, subito dopo la premiazione, se avessi un altro progetto in collaborazione con la Caritas da proporre a giugno. Ovvio che non eravamo pronti. Questo per dire che tutti noi non vogliamo che le cose si fermino qui. Abbiamo programmato per il prossimo mese di settembre un incontro con don Alessio per elaborare un progetto da sviluppare nel corso di tutto l’anno scolastico».
I semi piantati iniziano a germogliare.