L’Assemblea diocesana del 18 giugno, che si è svola nel Seminario vescovile ad Albenga, ha permesso ai partecipanti di confrontarsi a gruppi su quanto emerso nella fase narrativa del cammino sinodale e prepararsi al secondo anno. A giorni verranno consegnate le tracce per continuare il processo di ascolto e condivisione, secondo uno stile sinodale che si va conoscendo e apprezzando. Il vescovo Guglielmo Borghetti ha consegnato i tre “cantieri” sui quali la chiesa è chiamata a lavorare: corresponsabilità e formazione degli operatori pastorali, ascolto dei “mondi” (poveri, giovani, donne, professioni, culture) e snellimento delle strutture ecclesiali. C’è poi un quarto “cantiere”, potenzialmente molto stimolante, che ogni Chiesa locale dovrà scegliere sulla base della sintesi diocesana. Alcune comunità parrocchiali hanno iniziato tardi il confronto sinodale e l’esito del loro lavoro non è entrato nel documento ufficiale. Anche a loro abbiamo chiesto: La consultazione sinodale quale impressione ha lasciato nei partecipanti? C’è un tema che più di altri ha richiamato l’attenzione? La comunità monastica dei santi Nazario e Celso di Borgomaro ha coinvolto un gruppo di persone in incontri semplici, in un clima fraterno, amichevole e libero “dove si è potuto parlare liberamente, senza timore di critiche espresse nei confronti di preti o autorità. È emersa l’esigenza di maggiore cura per la spiritualità e l’approfondimento: ci si rende conto di sapere poco della propria fede e la catechesi per molti è ferma alla preparazione ai sacramenti”. La parrocchia di santa Maria Immacolata di Alassio si è organizzata in gruppi tematici. Compagni di viaggio: “nella corresponsabilità di tutti secondo la propria missione e i propri compiti, cercando di essere strumenti dello Spirito Santo per vivere e testimoniare il Vangelo”. Ascoltare: “si riscontra, in generale nei genitori e nei ragazzi, una minore predisposizione all’ascolto dell’altro e una maggiore tendenza ad affidare il proprio vissuto al racconto distorto e spesso anonimo dei social”. Celebrare: “deve diventare occasione di coinvolgimento per i laici; animando le liturgie con una preparazione adeguata, spiegandone i segni e i significati, si può rendere partecipi e consapevoli le persone che, ad oggi, per la maggior parte non comprendono – perché non conoscono – la liturgia e i ministeri che potrebbero ricoprire ma che spesso sono ancora affidati quasi esclusivamente ai consacrati”. Corresponsabili nella missione: “Il confronto con i laici a volte si perde in incontri conviviali, di puro intrattenimento, che pongono in secondo piano la loro formazione”. La parrocchia di san Maurizio in Imperia ha affrontato tre aree tematiche: “compagni di viaggio, ascoltare e celebrare, ritenute le più immediatamente vicine alle esigenze e alla vita della parrocchia”. Dalle risposte ai questionari è emersa una sfida: “realizzare una comunità calda, aperta, inclusiva, intima, coesa, feconda, viva” capace di coinvolgere il maggior numero di persone volenterose e propositive. Vista la carenza di sacerdoti, ma soprattutto sulla base della comune vocazione alla missionarietà “è stata sottolineata la necessità della presenza dei diaconi, dello sviluppo dei ministeri laicali (incluso l’accolitato delle donne) e della formazione dei laici perché in loro maturi il cambiamento da collaboratori del parroco a corresponsabili”.
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