“In questi giorni di prova, mentre l’umanità trema per la minaccia del- la pandemia, vorrei proporre a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo. Invito tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato”.
Con queste parole, pronunciate all’Angelus di domenica scorsa, Papa Francesco invita tutti a rinnovare tale preghiera “parecchie volte al giorno, ma, tutti insieme, a recitare il Padre Nostro mercoledì prossimo 25 marzo a mezzogiorno, tutti insieme.
“Nel giorno in cui molti cristiani ricordano l’annuncio alla Vergine Maria dell’Incarnazione del Verbo – ha concluso il Santo Padre – possa il Signore ascoltare la preghiera unanime di tutti i suoi discepoli che si preparano a celebrare la vittoria di Cristo Risorto”.
Le motivazioni della scelta di Papa Francesco di chiedere a tutti i cristiani del mondo di riunirsi in un’unica preghiera si radica nel Vangelo stesso.
Di fronte all’impotenza, all’incapacità e al disorientamento sperimentati dagli Apostoli, Gesù risponde loro: “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera” (Mc 9,29).
La preghiera del Padre Nostro è la preghiera di Gesù, l’Abbà del Figlio, l’espressione della sua intima comunione d’amore con il Padre. Il cristiano vive in questa relazione: animato dalla presenza del Consolatore, impara a vedere e interpretare la realtà con gli occhi della fede; facendo sue le parole di Gesù, esprime il riconoscimento della signoria di Dio sulle vicissitudini della storia e confida nel suo andare verso il compimento definitivo del Regno. Chiede – a livello personale e comunitario – il nutrimento necessario, il perdono dei peccati, la liberazione dal male che minaccia la salvezza.
La valenza ecumenica della preghiera – a maggior ragione della preghiera di Gesù – risuona già nelle parole di San Cipriano: “Per noi (il Padre Nostro) è una preghiera pubblica e comune; quando preghiamo, non preghiamo per uno soltanto, ma per tutto il popolo, perché tutto il popolo è uno. Il Dio della pace e il maestro della concordia, che ha insegnato l’unità, ha voluto che uno pregasse per tutti, come Lui ha portato tutti in uno”.
Da questa fede nasce la speranza, che si fa servizio e ha la forma dell’unità. Come sottolinea la Conferenza delle Chiese europee, per i cristiani “vivere l’unità è ancora più importante nei momenti di crisi per favorire la cooper- azione e per testimoniare l’amore di Dio per tutti con la preghiera e con l’azione”.
L’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso rilancia l’invito del Santo Padre, chiedendo – dove possibile – di estenderlo ai fratelli e alle sorelle delle altre Chiese cristiane che vivono sul territorio, oltre che ai membri delle Commissioni ecumeniche e a quanti operano per l’unità della Chiesa.